di Paolo Pagliaro
Per far fronte ai disagi causati dalla pandemia e poi dalla guerra, ma anche per rilanciare l’edilizia, migliorare l’ambiente, sostenere le imprese, aiutare le famiglie e per numerosi altri buoni motivi, gli ultimi governi hanno introdotto o confermato una quarantina di bonus per complessivi 112 miliardi di euro. Ma ce n’è uno – l’ultimo arrivato – che vale solo 10 milioni e che ciò nonostante sta provocando un piccolo terremoto politico. E’ il cosiddetto “bonus psicologo”, destinato a rimborsare con una somma che va dai 200 ai 600 euro parte delle spese sostenute per sedute di psicoterapia. Il bonus spetta a chi ha redditi bassi ed è spendibile solo presso psicologi iscritti all’albo.
Ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha detto in sostanza che si tratta di soldi buttati via, e scettico è sembrato anche il minstro dello sviluppo economico, Giorgetti.
Ma in quasi tutti i paesi la tutela della salute mentale è diventata una delle urgenza dell’era post covid. Con gli istituti di ricerca che segnalano un aumento abnorme dei casi di ansia, depressione o insonnia - ma anche dei suicidi tra i giovani - i governi di Spagna e Regno Unito hanno moltiplicato gli stanziamenti per rafforzare i presidii psicoterapeutici, In Francia è previsto il rimborso di 40 euro per la prima visita dallo psicologo e di 30 per ogni visita successiva. In Italia si sono mosse in ordine sparso le regioni. Nelle case di comunità della Lombardia si sta sperimentando lo psicologo di base che visita gratis. Il Lazio ha stanziato 2 milioni e mezzo per voucher da utilizzare nelle strutture pubbliche. Qualcosa si sta muovendo in Campania. Ma resta il fatto che l’80% dei trattamenti psicologici in Italia viene pagato dal cittadino di tasca propria, quasi che la salute mentale non fosse di competenza del servizio sanitario.
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