“Se guardiamo al nostro strumento militare, noi abbiamo alcune lacune che devono essere colmate". Così al Foglio il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, per il quale “l'aggressione di Putin all'Ucraina deve essere sempre inquadrata per quello che è: una gravissima violazione del diritto internazionale, una minaccia all'architettura di sicurezza europea. Per questo, sostenere la resistenza ucraina, oggi, significa difendere i princìpi del diritto internazionale e significa consentire all'Ucraina di presentarsi, quando ci sarà l'opportunità, a un tavolo negoziale in una posizione non subalterna, per impostare, quando sarà, un negoziato che sia equo, che sia giusto”. Da questo punto di vista, ragiona ancora Guerini, è evidente che “il tema dell'umiliazione è un tema ricorrente nelle fasi successive ai conflitti: ci si richiama all'esito della Prima guerra mondiale e ai trattati di pace conseguenti. Ma nel momento in cui ci sono la violazione di un principio e la scelta della comunità internazionale di agire senza intervenire direttamente, ma sostenendo l'eroica resistenza ucraina, io credo che il tema dell'umiliazione qui non c'entri molto. Piuttosto, dobbiamo impegnarci ancora a lungo, perché questo sostegno si accompagni anche a tutti gli altri sforzi per arrivare a soluzioni negoziali: le due cose non si escludono, stanno in piedi insieme”. Guerini accetta anche di discutere di un tema complesso che riguarda la linea sottile che esiste tra scommettere sulla pace e scommettere sul pacifismo. La prima la si persegue difendendosi. La seconda la si persegue disarmandosi. “Penso - dice Guerini - che se vuoi la pace devi dimostrare di volerla difendere e quindi devi saperti confrontare con il contesto e con i fatti ed essere molto chiaro quando ci sono situazioni come quelle che stiamo affrontando. Quando ci sono un paese aggressore e uno aggredito, la comunità internazionale e l'Italia, anche in relazione ai princìpi della Carta costitutiva delle Nazioni Unite, non possono che stare dalla parte dell'aggredito, lavorando però perché vi sia anche la possibilità di arrivare a uno sbocco negoziale che porti poi alla cessazione delle ostilità e alla realizzazione di una pace solida e giusta. Dopo di che, con questi princìpi e queste convinzioni che in me sono molto profonde, spero e auspico e lavoro per fare in modo che vi sia un dibattito vero nel nostro paese, anche su questi temi”. (11 giu – red)
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