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Pnrr, cosa c’è
e cosa manca

Pnrr, cosa c’è <br> e cosa manca

di Paolo Pagliaro

L’ultima notizia sul fronte del Piano nazionale di ripresa e resilienza è un investimento da 500 milioni per la bonifica dei terreni inquinati nelle aree industriali abbandonate. L’obiettivo è inserirli di nuovo nel mercato immobiliare, evitando un ulteriore consumo di suolo e riducendo l’impatto sull’ambiente.
Tra qualche giorno, con la campanella di Palazzo Chigi, Draghi consegnerà a Giorgia Meloni anche la responsabilità di sviluppare e portare a compimento il Piano, ribattezzato nel frattempo Italia Domani e forte di un budget che supera i 191 miliardi, di cui 46 già versati dall’Europa.
Un paio di settimane fa Meloni disse che c’erano dei ritardi nell’attuazione del Piano e il presidente del Consiglio la smentì. Oggi una fonte neutrale - l'Osservatorio Pnrr del Sole 24 Ore – certifica che le promesse fatte da Mario Draghi sull'eredità che avrebbe lasciato al nuovo governo sono state sostanzialmente mantenute: sui 55 obiettivi di fine anno, 20 sono stati raggiunti, altri 12 sono vicinissimi, 21 sono comunque in linea con i piani. I due mancanti scontano ritardi del Parlamento e l’aggravarsi della crisi del gas. Tra gli obiettivi rispettati ci sono cose molto concrete come l'aggiudicazione degli appalti per il sistema elettronico di controllo dei treni e quelli della Napoli-Bari e della Palermo-Catania.
Ci sono degli inciampi, ma alcuni sono a fin di bene. Ieri, per esempio, l’Anac ha fatto sapere che vanno escluse dagli appalti le ditte che non assumono almeno il 30% di giovani e il 15% di donne.

(© 9Colonne - citare la fonte)