di Paolo Pagliaro
Alla voce Sinistra, un tempo con la esse maiuscola, corrispondono oggi vecchie e nobili biografie, e ricordi ingialliti di importanti riforme che furono capaci di avvicinare i cittadini allo stato. Il presente, invece, è molto incerto e confuso. In disarmo le sezioni, le case del popolo, le riviste e deserti anche i salotti, per capire che aria tira a sinistra vengono in soccorso le librerie. Gianni Cuperlo, intellettuale triestino orgoglioso di appartenere alla categoria dei politici di professione - ha scritto per il Saggiatore “Rinascimento europeo”, in cui si propone una visione diversa e vitale del nostro tempo e dei nostri luoghi. La prospettiva, come suggerisce il titolo, non è quella del cortile di casa, anche se in realtà viene proprio da Trieste la formula giusta - saper ricomporre spirito e interesse - per stare bene insieme anche in Europa. Cuperlo pensa che la sinistra non debba avere paura delle proprie passioni e convinzioni, non debba sempre rincorrere l’elettore moderato, cauta e impaurita da ogni refolo, e debba finalmente preoccuparsi più di convincere che di sedurre, arte che riesce meglio ai suoi avversari.
Suggerisce passioni forti anche la copertina del libro di Giulio Santagata, l’economista ed ex ministro che fu ideatore e organizzatore delle due campagne elettorali che portarono alla vittoria dell’Ulivo nel 1996 e nel 2006. “L’ira del riformista”, pubblicato da Piemme, è un elenco non di rimostranze, ma di proposte assai concrete – dal fisco al lavoro - per uscire sotto il segno dell’equità dalla lunga crisi italiana. L’idea centrale, come scrive nella prefazione Romano Prodi, è che ci sia spazio per un riformismo radicale e pragmatico, capace di ascoltare gli umori dei cittadini senza mortificare le competenze.