di Paolo Pagliaro
Perché non siete a scuola? ha chiesto Luciano Spalletti ai giovani tifosi che ieri mattina lo attendevano per un autografo. E già per questo è chiaro che l’allenatore del Napoli merita quello scudetto che la sua squadra sta conquistando sul campo.
In Italia quasi il 13% dei ragazzi lascia la scuola prima del tempo, cioè prima dei 16 anni, con picchi del 21% in Sicilia del 16-17% in Puglia e Campania. Una deriva da cui ci si stava lentamente riprendendo ma che è tornata ad aggravarsi nel biennio dei lockdown e delle lezioni a distanza. Il prezzo più alto lo hanno pagato le famiglie meno abbienti e quelle immigrate. Come ai tempi di don Milani, l’abbandono scolastico è un fenomeno che riguarda ancora quasi esclusivamente i figli dei poveri.
Meno nidi, meno scuola primaria a tempo pieno, meno mense scolastiche, meno attività culturali, meno sport: per milioni di bambini e adolescenti italiani la povertà econo¬mica si traduce in povertà educativa. Sono più di 300.000 i ragazzi che nell’ultimo anno non sono mai andati al cinema, non hanno letto un libro o praticato uno sport.
Il Piano nazionale di ripresa stanzia molti miliardi per l’istruzione e contro la dispersione scolastica. E’ un’opportunità irripetibile per avvicinare l’Italia ai migliori standard europei e per ridurre i divari tra regioni. Si potranno costruire nuove scuole e mettere in sicurezza quelle esistenti, intervenire su palestre e mense, dotare le classi di strumenti digitali Il nuovo ministro pensa poi di ridurre il numero di alunni per classe, così che tutti possano essere seguiti meglio. Sembra una soluzione costosa ma dato il trend demografico può diventare una scelta obbligata.