di Paolo Pagliaro
Nokia ha deciso di lanciare uno smartphone riparabile grazie a un kit che contiene i vari pezzi di ricambio. E’ una grande notizia perché ci dice che forse sta per tornare quell’età dell’oro in cui gli oggetti difettosi non si buttavano ma si aggiustavano . E che forse si metterà in discussione quella pratica folle chiamata obsolescenza programmata.
Si tratta delle scelte tecniche che si fanno in sede di sviluppo e progettazione per accorciare la vita dei prodotti e renderne sconveniente la riparazione, inducendoci a nuovi acquisti. Una pratica ben descritta da Riccardo Ruggeri, già manager di successo e ora scrittore, che sul suo blog Zafferano News racconta questa settimana la vicenda di un frigorifero agé che il tecnico con l’ipad avrebbe voluto rottamare e un artigiano vecchio stile ha invece riportato in vita grazie a un perno e una rondella.
Denunciato dieci anni fa da Serge Latouche nel suo best seller “Usa e getta”, lo scandalo dell’obsolescenza pianificata riguarda non solo i prodotti dell’industria ma anche quelli alimentari, per i quali la data di scadenza è spesso fonte di un grande spreco di derrate ancora consumabili. Dice la Fao che ogni cittadino europeo produce in un anno 127 chili di rifiuti alimentari.
Con il debole per le etichettature che la contraddistingue, la Commissione di Bruxelles ha fatto comunque un passo nella giusta direzione quando ha deciso, giorni fa, che sulle confezioni di molti prodotti andrà precisato che essi possono essere consumati senza pericolo anche dopo la data di scadenza. Molti supermercati si sono già adeguati, molti conusmatori anche, e hanno successo le app che a fine giornata consentono di aqcuistare a prezzi scontati il cibo rimasto invenduto. Un po’ si è consapevoli, un po’ si fa di necessità virtù.