di Paolo Pagliaro
Non ha avuto buona sorte la proposta di una dote di 10 mila euro per aiutare i diciottenni a pagarsi gli studi, avviare un’attività lavorativa , accendere un mutuo. L’idea di Enrico Letta, che voleva finanziarla ritoccando le attuali risibili imposte di successione, è infine tramontata insieme alla leadership di chi l’aveva lanciata.
Eppure qualcosa del genere accade da tempo in Trentino, dove la Provincia autonoma aiuta i giovani a uscire di casa e farsi una famiglia prestando loro fino a 30 mila euro, debito che si dimezza e poi si azzera se nascono uno o due figli. E’ una misura che studiosi come Alessandro Rosina portano ad esempio quando si tratta di indicare iniziative concrete per arginare la crisi demografica.
L’investimento è costoso ma efficace, anche perché si accompagna ad altre politiche di benessere familiare che riguardano infrastrutture, tariffe, servizi di conciliazione casa-lavoro, pari opportunità. Tra le ricadute positive c’è che ora il Trentino Alto Adige può vantare il tasso di natalità più alto d’Italia.
Oggi a Roma il modello è stato discusso in un convegno dai rappresentanti delle 142 amministrazioni che aderiscono al network dei “Comuni amici della famiglia”, una rete che partita anni fa da Trento ed Alghero, ora è presente in 11 regioni. Tra i relatori c’era anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, da sempre convinto che laici e cattolici stiano litigando troppo sulla definizione di famiglia, perdendo di vista la sua difesa, che invece conviene a tutti.