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Lavoro: sebben
che siano donne...

Lavoro: sebben <br>che siano donne...

di Paolo Pagliaro

Nel paese del lavoro precario è una buona, anzi un’ottima notizia quella recapitata dall’Istat, quasi un regalo per la Festa della Repubblica Le nuove statistiche dicono infatti che i cittadini con un lavoro stabile sono quasi mezzo milione in più rispetto all’anno scorso , con un incremento di 75 mila assunzioni a tempo indeterminato nel solo mese di aprile. Non accadeva da molti anni. Il secondo dato – forse il più significativo - è che l’occupazione cresce soprattutto grazie alle donne.

Sulla penalizzazione delle donne nel mercato del lavoro italiano le notizie sono da sempre sconfortanti: il tasso di occupazione tradizionalmente oscilla attorno al 50%, decimale più decimale meno, e ogni variazione è accompagnata da previsioni che le successive rilevazioni statistiche si incaricano di smentire. Il divario occupazionale con gli uomini è sempre stato di circa 17 punti percentuali. più o meno come la distanza che separa le italiane dal tasso di occupazione femminile nell’Unione Europea.

Lo svantaggio, pur riguardando anche le donne senza figli, è particolarmente forte per le madri: il numero di donne che escono dal mercato del lavoro in seguito alla nascita di un figlio oscilla tra il 20 e il 25%. Nella maggior parte dei casi l’interruzione della carriera lavorativa delle madri non è temporanea come accade in Germania, Regno Unito o Stati Uniti – ma permanente. I nuovi dati sull’occupazione segnano una radicale discontinuità. Forse perché– come ipotizza Dario di Vico su Foglio – la buona congiuntura economica induce le imprese a trattenere “quelli bravi”, sebben che siano donne.

(© 9Colonne - citare la fonte)