Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

"La gioia di scrivere": Genova omaggia la poetessa Szymborska

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A cento anni dalla nascita di Wislawa Szymborska, una mostra racconta la grande poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996. Si tratta di "Wislawa Szymborska. La gioia di scrivere", ospitata al Museo d’arte contemporanea Villa Croce di Genova dal 16 giugno al 3 settembre. Curata da Sergio Maifredi e allestita dallo scenografo Michal Jandura, con la consulenza e collaborazione scientifica di Andrea Ceccherelli e Luigi Marinelli, l'esposizione è una finestra sulla vita della Szymborska (1923-2012), una vera e propria "rock star" della poesia, i cui libri sono veri e propri best seller. Quella di Genova, infatti, sarà l’occasione per fare un viaggio assolutamente originale, immersivo e intimo nella vita e nell'universo creativo della grande poetessa. (gci)

"PLESSI SPOSA BRIXIA": L'ARTE CELEBRA IL PATRIMONIO DI BRESCIA

Fabrizio Plessi giunge a Brescia e celebra un matrimonio con la città e i suoi abitanti, consegnando al pubblico un messaggio di responsabilità e di consapevolezza del patrimonio storico, archeologico e iconografico della città. Il pioniere della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia presenta, dal 9 giugno scorso fino al 7 gennaio 2024, "Plessi sposa Brixia", un progetto inedito, un percorso immersivo composto da installazioni, videoproiezioni e ambienti digitali monumentali, appositamente pensato per il Parco Archeologico di Brescia romana e per il Museo di Santa Giulia. Un viaggio che mette in evidenza le vestigia e il patrimonio della città, reinterpretandoli attraverso il caratteristico alfabeto tecnologico e multimediale di Plessi, ovvero con la luce, il suono e le immagini in movimento e che si completa con una esposizione di disegni, tavole e schizzi originali di progetto. L’iniziativa, curata da Ilaria Bignotti, promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei è il nuovo capitolo del format Palcoscenici archeologici, inaugurato con le monografiche su Francesco Vezzoli (2021) ed Emilio Isgrò (2022), e s’inserisce nel calendario di eventi di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023. In coincidenza con la mostra, Fondazione Brescia Musei inaugura il Corridoio Unesco, una passeggiata di quasi un chilometro attraverso 1700 anni di storia, che collega in un unico percorso pedonale, aperto liberamente e gratuitamente al pubblico, l’area del Capitolium al complesso monumentale di Santa Giulia, oggi fruibili solo separatamente. Il Corridoio Unesco garantirà, per la prima volta in assoluto, a tutti i visitatori di rimanere immersi, visivamente e fisicamente, nelle architetture monumentali storiche, dall’età romana, raccontata attraverso il nuovo allestimento della Sezione romana, improntata ai più moderni standard di accessibilità e installazioni artistiche multimediali, per poi viaggiare nell’alto medioevo e nel rinascimento, senza alcuna interferenza tra la città attuale e l’aura di questi antichi luoghi. Il progetto è promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, con la collaborazione e il supporto di Camera di Commercio di Brescia e Fondazione CAB, d’intesa con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Bergamo e Brescia e con il supporto di Regione Lombardia: viene presentato in occasione della celebrazione per i dieci anni dall’iscrizione del complesso monumentale di Santa Giulia e del parco archeologico del Capitolium nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, all’interno del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.)”. Il tema espositivo che Fabrizio Plessi ha evidenziato coniuga i valori della bellezza, della salvaguardia e della tradizione con quelli della valorizzazione e del riconoscimento del luogo, della sua identità e del suo valore assoluto. Ispirato dalle vestigia archeologiche e monumentali bresciane, Plessi ha visto in questo patrimonio un bacino di iconografie a partire dalle quali intervenire con il suo linguaggio, per creare una loro trasformazione multimediale in colate dorate, neri fondali, gorghi di luce, suoni e movimenti. Il percorso, che abbraccia diversi ambienti del complesso museale di Brescia romana, si apre nella Sala delle sculture del Tempio Capitolino che accoglie Capita aurea, tre grandi opere multimediali, dove le teste di bronzo di imperatori romani si disciolgono lentamente finendo come oro liquido a terra. Una sorta di "vanitas" contemporanea, in cui il prezioso metallo diventa metafora del tempo che scorre, della gloria terrena che passa e del potere che si discioglie. Proseguendo, nell’abside della Chiesa di San Salvatore s’incontra il grande anello nuziale, fulcro e nucleo narrativo dell’intero progetto, che abbraccia idealmente anche le colonne del Tempio Capitolino e che sposa simbolicamente il Museo, i suoi beni e i suoi valori. L’opera è conduttrice di un profondo messaggio di fedeltà, di rispetto, di amore per il passato, fonte e sorgente della ricerca artistica, ma diventa anche allegoria della ciclicità del tempo e della trasformazione e, in quanto tale, simbolo positivo di rinascita dopo il periodo della pandemia. Le Domus dell’Ortaglia accolgono Underwater treasure, un lavoro ispirato al patrimonio musivo bresciano. Per l’occasione Plessi ha selezionato alcuni mosaici antichi, realizzando un’opera nella quale i motivi grafici si trasformano in maree dalle onde dorate che si stagliano su fondi neri. "Colonne colanti" è il titolo dell’installazione che lavora sui frammenti di colonne che si trovano all’interno del percorso museale di Brescia romana. La colonna, simbolo di potere e monumentalità ed elemento portante dell’architettura, nel lavoro di Plessi diventa liquida, sciogliendosi lentamente fino a scomparire in una pozza dorata: è un invito a meditare sulla vanagloria e sul potere, ma anche a ricordare la grande bellezza e le costruzioni dell’umanità e non lasciarle distruggere. Impressionato dal'iconografia della Santa Giulia crocifissa, che un tempo faceva parte del corredo della chiesa, l’artista si è concentrato sulla sua figura e in special modo sul panneggio scolpito. Con "Floating Santa Giulia", Plessi ha riprodotto digitalmente la figura della santa e, rendendo fluide le movenze del suo vestito attraverso le tecnologie, fa riflettere sulle violenze della storia e sulla potenza comunicativa di questa scultura. "Plessi sposa Brixia" si chiude nella Sala dell’Affresco del Museo di Santa Giulia dove sono esposti schizzi, appunti, disegni e progetti, accompagnati da pensieri sul senso della mostra e delle installazioni, che Fabrizio Plessi ha realizzato in oltre due anni di lavoro per il progetto bresciano. Accompagna il progetto un catalogo edito da Skira, a cura di Ilaria Bignotti, con scritti di Luca Massimo Barbero e Ilaria Bignotti. (redm)

"GOAL!": UNA COLLETTIVA PER FESTEGGIARE LO SCUDETTO AL NAPOLI

Il calcio e l’arte, linguaggi differenti che si parlano nei giorni in cui il Napoli celebra la vittoria del suo storico terzo scudetto. Dieci artisti partenopei raccontano il tema del goal attraverso sensibilità e prospettive differenti, traducendo in opere pittoriche, in sculture, installazioni e fotografie la loro sensibilità, chiamati a interpretare l’universo di segni e significati che si legano, da sempre, allo sport più diffuso e amato, ma anche a utilizzarne i simboli come metafore utili, per certi versi indispensabili, alla lettura di una contemporaneità complessa. "GOAL!" è il titolo della nuova mostra collettiva organizzata da Fondazione Morra Greco con il supporto della Regione Campania nell’ambito delle attività di EDI Global Forum. Dallo scorso 8 giugno fino al 30 dello stesso mese, all’interno del Palazzo Caracciolo di Avellino a Napoli, è possibile apprezzare le opere perlopiù inedite di una collettiva di dieci artisti napoletani e campani, di generazioni e linguaggi diversi. Nello specifico, saranno presenti lavori di Betty Bee, Carmela De Falco, Giulio Delvè, Piero Golia, Marco Pio Mucci, Giulia Piscitelli,  Nicola Vincenzo Piscopo, Vincenzo Rusciano e Antonio Serrapica e il duo Vedovamazzei (Stella Scala e Simeone Crispino). "Abbiamo inteso sottolineare un avvenimento storico per Napoli con i linguaggi dell’arte contemporanea, chiedendo agli artisti non già riflessioni filosofiche su questo sport così amato, ma di divertirsi, cercando una chiave di lettura giocosa e al contempo celebrativa", spiega Maurizio Morra Greco, presidente della Fondazione. In particolare L’artista Giulia Piscitelli presenta Mr. Z, un set di sei polaroid inedite provenienti dall’archivio privato dell’artista connessa al progetto Mr. Z (2008), presentato al Premio Furla 2009, incentrato sul tema della libertà e dell’identità attraverso gli oggetti di un Fedayn. Carmela De Falco presenta un’installazione dal titolo Imprevisto: l’artista utilizza una rete da calcio concentrandosi sulla cesellatura ritmica della sua trama. Interrompendo questa successione matematica, il piccolo elemento in ottone che compone l’opera inserisce un elemento di distonia improvviso, una deviazione imprevista, all’interno di un ordine inalienabile. Una scultura è alla base dell’opera di Vincenzo Rusciano. Nel rettangolo magico si apre nello spazio come un portale che raccoglie visioni e suggestioni materiche trovate. La composizione di elementi, che si ricombinano in un nuovo campo magnetico di equilibri, disegna una geometria di corpi sospesi nello spazio dentro e fuori un rettangolo magico. "L’opera struggente di un formidabile artista campano" è il titolo dell’installazione di Marco Pio Mucci, composta da un polittico di disegni su carta e il telaio di uno scooter trovato per le strade di Napoli che evoca l’adolescenza perduta dell’artista tra le strade della Campania, con evidente richiamo a una delle icone mediatiche di questa stagione calcistica. Tra le altre opere esposte: "Qualchetesta" di Giulio Delvè, installazione che vede schierato un gruppo di teste che si stagliano nello spazio come una squadra d’assalto; "Si Organizzano Spettacoli di Magia", una litografia di Piero Golia, realizzata all’interno del progetto di residenze Laboratorio Piramide presso la storica Litografia Bulla di Roma; "Network" di Betty Bee, il dipinto di un globo terraqueo che l’artista osserva da un punto nascosto nell’Universo con una visione del pianeta avvolto dalla trama di una rete bucata dal volo di un aereo; "Campione autoritratto a olio" dell’artista Nicola Vincenzo Piscopo, che si auto-rappresenta come figurina da calciatore del Napoli, il campione che ogni padre appassionato di calcio a Napoli in quegli anni avrebbe voluto. Antonio Serrapica presenta una serie di pitture che declinano il tema del goal attraverso l’immaginario pittorico dell’artista. Infine, il duo Vedovamazzei (Stella Scala e Simeone Crispino), che rappresenta il percorso a piedi dallo stadio Maradona allo stadio Ascarelli di Ponticelli in via Argine. Il progetto espositivo "GOAL!" è finanziato a valere sulle risorse del POC Campania FESR 2014/2020, Piano Strategico Cultura e Beni Culturali Programmazione 2021 Global Forum - Mostre d’arte contemporanea EDI 2021. (redm)

AL MATTATOIO DI ROMA DAL 20/6 AL 30/7 SPAZIO GRIOT CON "IL MIO FILIPPINO"

Dal 20 giugno al 30 luglio la Pelanda del Mattatoio di Roma e EXP – Caffè delle Esposizioni al Palazzo delle Esposizioni accolgono Rifrazioni, la programmazione artistica di “Spazio Griot”, un ricco calendario di appuntamenti multidisciplinari per riflettere sulla complessità delle varie dimensioni del sé. In programma la mostra, prima personale, dell’artista e regista Liryc Dela Cruz Il Mio Filippino: For Those Who Care To See e un public programme di performance, talk, workshop, listening session e live set. Il progetto è promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo e co-prodotto e organizzato da Azienda Speciale Palaexpo e “Spazio Griot”, main sponsor Gucci, con il supporto del British Council e in collaborazione con l’American Academy in Rome, Fondazione Polo del ‘900 ed EXP. Nata nel 2015, “Spazio Griot” è una piattaforma curatoriale indipendente—estensione fisica della rivista online GRIOTmag—fondata dalla curatrice Johanne Affricot (parte del collettivo GRIOT insieme a Celine Angbeletchy, in arte Ehua, ed Eric Otieno Sumba) da sempre impegnata ad amplificare le voci marginalizzate nel panorama artistico e culturale italiano e internazionale, per coltivare un pensiero critico sul presente interpellando nuovi possibili immaginari. Che rapporto esiste tra la percezione dei corpi e le condizioni socio politiche che questi corpi incarnano? Attraverso quale lente si è soliti osservare le varie identità? Partendo dal concetto di rifrazione, che in fisica indica la distorsione della luce quando incontra sostanze che deviano la sua traiettoria, l’edizione di quest’anno indaga la rifrazione metaforica che altera la rappresentazione dei corpi all’interno della società e il modo in cui le dinamiche globali e locali influenzano la visione di ciò che è esistente. È firmata da Liryc Dela Cruz la mostra Il Mio Filippino: For Those Who Care To See, in programma dal 20 giugno al 30 luglio 2023 alla Pelanda del Mattatoio, la prima personale del regista e artista filippino residente a Roma che prosegue la sua ricerca pluriennale sulla diaspora filippina in Italia, la terza comunità asiatica più numerosa in Italia, la seconda comunità straniera più numerosa di Roma. Partendo dalla pratica tipicamente occidentale di associare un’etnia a un lavoro, come nel caso del collaboratore domestico filippino in Italia, Dela Cruz restituisce uno spaccato di questa comunità, fortemente presente e altrettanto invisibilizzata, mettendo in luce i corpi esausti dei lavoratori e lavoratrici filippini e riflettendo su come i processi coloniali di controllo e razzializzazione abbiano alterato lo sguardo sui corpi all’interno della società. La mostra presenta un'installazione composta da quattro video, tre dei quali evocano una coreografia del lavoro, robotico e militarizzato, di diverse lavoratrici domestiche filippine che puliscono le case dei loro datori di lavoro, giustapposti a un video di grande formato di una donna che dorme, posizionato all’interno di una camera filigranata, realizzata con il kulambo, rifugio provvisorio intorno alla figura che riposa. Immerso in un sottofondo sonoro distopico, a tratti tenue e onirico, l’artista invita a riflettere sulla pressione esercitata sui filippini e le filippine ad abbandonare la propria identità a favore di una veste domestica passiva e fedele, negoziando al tempo stesso le modalità di riappropriazione sociale, metaforica e reale del sé filippino. Impegnato nelle diverse declinazioni della creazione artistica, dal cinema alla performance, Dela Cruz indaga nei suoi lavori i diversi ambiti della cultura del suo paese d’origine, dalla cura, alle pratiche indigene e decoloniali, al commercio transpacifico di persone schiavizzate fino ai princìpi di ospitalità nelle Filippine pre e post-coloniali mettendo in luce come questi aspetti influenzino tuttora la percezione sociopolitica della comunità filippina.(SEGUE / reg - peg)


IL FASCINO DEL COLORE NERO A PERUGIA, TRA BURRI E IL PERUGINO

Una mostra alla scoperta del fascino del colore nero. In occasione del Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino, Fondazione Perugia, in collaborazione con Fondazione Burri presenta "NERO Perugino Burri", dal 22 giugno al 2 ottobre a Palazzo Baldeschi di Perugia, con la curatela della storica dell’arte Vittoria Garibaldi e del presidente di Fondazione Burri Bruno Corà. La mostra mette in dialogo le opere di due tra i più grandi artisti umbri attraverso il comune denominatore del nero, soluzione cromatica suggestiva e peculiare adottata da entrambi. Un’esposizione che fa emergere i tratti comuni di due artisti pari per grandezza e solo apparentemente distanti. Usato sapientemente dai protagonisti di questa esposizione, il nero rappresenta una grande innovazione per l’epoca del Perugino ed uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri. Come afferma Bruno Corà: "Il nero è pieno di possibili valenze simboliche. È un colore azzerante e difficile da usare, capace di isolare qualsiasi forma o immagine che gli sia avvicinata, così come la può rendere emblematica. È un colore che suscita molte domande e tocca il sentimento in profondità". La curatrice Vittoria Garibaldi dichiara: "Ho avuto l’onore di conoscere, ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni Ottanta. Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dell’Italia centrale insieme ai suoi più cari amici come Nemo Sarteanesi. È questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilità cromatiche che uniscono i due grandi artisti". "L'intuizione di mettere a confronto i due maestri - afferma la presidente di Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo - si è sviluppata a partire dal desiderio di valorizzare, in occasione del Cinquecentenario, il gioiello più prezioso della collezione d’arte di proprietà della Fondazione: la tavoletta del Perugino Madonna con il Bambino e due cherubini. Da qui ha avuto origine il percorso, che inizialmente doveva essere dedicato al solo Pietro Vannucci e che, successivamente, ci ha condotto, grazie alla competenza dei curatori, a una mostra originale che rappresenta una vera novità nel panorama espositivo. Siamo molto grati alla Fondazione Burri per questa proficua collaborazione tra istituzioni culturali del territorio che continueremo a coltivare a beneficio dell’attrattività della nostra regione". (gci)

"L'ARCHIVIO RITROVATO": A BRESCIA GLI SCATTI DI NICOLA SANSONE

Una mostra alla scoperta di un fotografo di quella "schiera romana" di reporter che a partire dagli anni '50 ha segnato una stagione di grande fermento culturale nell'ambito del fotogiornalismo italiano: dallo scorso 3 giugno fino al 16 luglio, il Mo. Ca. - Centro delle nuove culture di Brescia ospiterà la personale di Nicola Sansone (1921-1984) dal titolo "L'archivio ritrovato". L’esposizione, curata da Renato Corsini, presenta 120 immagini scattate tra gli anni '50 e la fine degli anni '60, frutto dei viaggi del fotografo in America, Africa, Giappone, Turchia, Thailandia, Germania e Italia, provenienti dall’archivio personale del fotografo, custodito per decenni dalla figlia Lea. Questo patrimonio torna alla luce nel 2020, quando Renato Corsini ne viene a contatto organizzandolo e interpretandolo per proporre, attraverso la realizzazione della mostra e la pubblicazione del relativo catalogo, la completezza insieme al valore artistico e storico del suo lavoro. Insieme ad altri protagonisti quali Caio Mario Garrubba, Antonio Sansone, Calogero Cascio e Franco Pinna, Sansone fondò l’agenzia "Realphoto", che per molto tempo produsse servizi di notevole valenza per la stampa nazionale e internazionale. A metà del secolo scorso, Nicola Sansone e gli altri della "banda" della colonna romana della fotografia si sono fatti interpreti di un nuovo modo di fare giornalismo. La rassegna è una delle iniziative della VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f - Centro della Fotografia Italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ruota attorno al tema "Capitale", e alle aree d’azione su cui si costruisce il programma. In particolare, "la cultura come cura", che reinterpreta la tradizione solidale locale, "la città natura", per ridisegnare le relazioni in vista di una coesistenza sostenibile, e "la città dei tesori nascosti", per ripensare il rapporto con il patrimonio esistente. (gci)

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