Il presidente russo Vladimir Putin è tornato quest’oggi a premere sul pedale della minaccia nucleare mentre sul terreno il conflitto in Ucraina sta facendo registrare una fase in cui nessuno degli schieramenti sembra in grado di spezzare il fronte avversario e nel quale l’attaccante – da qualsiasi parte lo si intenda – appare in questo momento svantaggiato. Il leader del Cremlino ha dichiarato infatti che la nuova generazione di missili balistici intercontinentali Sarmat, in grado di trasportare fino a quindici testate nucleari, sarà presto schierata per compiti di combattimento. Si tratta di un’arma che si può definire “da fine del mondo” in quanto in gradi di colpire obiettivi fino a 18mila chilometri di distanza e in gradi di eludere le difese missilistiche avversarie grazie a una fase di salita più breve fino alla fascia suborbitale. Putin ha annunciato il dispiegamento del temibilissimo vettore in un discorso ai neolaureati delle accademie militari, ai quali ha sottolineato l'importanza della “triade nucleare” russa per “la stabilità” della situazione internazionale. "Il compito più importante è lo sviluppo della triade nucleare, che è una garanzia chiave della sicurezza militare e della stabilità globale della Russia", ha affermato Putin. "Già circa la metà delle unità e delle formazioni delle forze missilistiche strategiche sono equipaggiate con i più recenti sistemi Yars e le truppe vengono riattrezzate con moderni sistemi missilistici con la testata ipersonica Avangard" mentre i primi lanciatori Sarmat saranno stati operativi “nel prossimo futuro”, ha aggiunto il presidente russo.
A stretto giro è giunta però la “risposta” del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo il quale quello di Putin sarebbe l’ennesimo bluff. Il leder del Cremlino, ha detto Zelensky alla BBC, “Parla dell'uso delle armi nucleari, ma non credo che sia pronto a utilizzarle perché ha paura per la sua vita, gli piace molto. Ma non c'è modo che io possa dirlo con certezza, soprattutto perché parliamo di uma persona senza legami con la realtà, che nel 21esimo secolo ha lanciato una guerra su vasta scala contro il proprio vicino".
Sempre alla BBC, il presidente ucraino ha ammesso che i progressi sul campo di battaglia nella controffensiva di Kiev contro le forze russe sono stati “più lenti del previsto”. “Alcune persone credono che questo sia un film di Hollywood e si aspettano risultati immediati. Ma così non è”. In ogni caso, l'Ucraina ha riferito di aver riconquistato otto villaggi nel sud nelle ultime due settimane. Lo stesso Putin, sempre oggi, ha effettivamente dichiarato che si sta assistendo a una “pausa” nella controffensiva ucraina e che Kiev avrebbe subito pesanti perdite negli attacchi nel sud. Il presidente russo ha anche affermato che sebbene l'Ucraina mantenga un potenziale offensivo, la sua leadership “ha già capito di non avere alcuna possibilità” di vincere.
Da parte sua, il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha ribadito un concetto ormai quotidianamente ripetuto dalla leadership russa secondo il quale l'”Occidente collettivo” sta ormai conducendo una “vera guerra” contro la Federazione. Si tratta di una dichiarazione che giunge il giorno dopo quelle analoghe del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, secondo il quale la Nato avrebbe di fatto già scatenato una “guerra calda” con la Russia, che il paese “è pronta ad affrontare”.
Non poteva mancare all’appello la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, secondo la quale “la Russia invia costantemente segnali rassicuranti all'Occidente in relazione ai rischi strategici emergenti, ma i paesi occidentali non sono pronti a percepire adeguatamente la posizione di Mosca. la Federazione Russa è determinata a difendere i propri interessi, la propria sicurezza e non consiglierei all'Occidente di dubitarne”. Per Zakharova, “Il pericolo maggiore sta nel fatto che, come parte della politica aggressiva degli Stati Uniti e della Nato per infliggere alla Russia, una sconfitta strategica nel conflitto ucraino da loro provocato, continuano ad alzare la posta in gioco e sono sempre più coinvolti in un confronto militare. È ovvio che una linea del genere, che va qualificata come temeraria, è in grado di portare a uno scontro armato diretto di potenze nucleari”.
Nel frattempo, L'Ue ha concordato un undicesimo pacchetto di sanzioni. Le nuove misure sono state approvate durante una riunione degli ambasciatori dell'Unione a Bruxelles. Come parte del pacchetto, nel blocco sono state inserite tre società con sede a Hong Kong che compaiono in un elenco di aziende a cui l'Ue limita le esportazioni di tecnologie sensibili perché sospettate di girarle a Mosca. (21 giu - DEG)
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