di Paolo Pagliaro
Un documento del dicembre 1942 pubblicato ieri sul settimanale La Lettura del Corriere della Sera segna uno spartiacque nella storia dei rapporti tra il Vaticano e il nazismo. Si tratta di una lettera in cui il gesuita tedesco Lothar König informava il segretario di Pio XII dell’esistenza dei campi di Auschwitz e Dachau e riferiva che ogni giorno circa seimila tra ebrei e polacchi venivano uccisi negli altiforni del Lager di Bełzec, vicino al confine ucraino.
Il documento è importante – spiega il giornalista Massimo Franco, che ne ha dato notizia con uno scoop ripreso dai giornali di tutto il mondo ma non da quelli italiani - perché ora si ha la certezza che dalla chiesa cattolica tedesca arrivavano a Pio XII notizie esatte e dettagliate sull’Olocausto. Il foglio dattiloscritto e ingiallito è emerso dal labirinto dei faldoni conservati nel bunker sotterraneo dove si protegge la memoria della Chiesa e dell’Occidente: anche la più inconfessabile. Il ritrovamento si deve a Giovanni Coco, archivista vaticano e al suo superiore monsignor Sergio Pagano. Ma è lecito supporre che l’input per questa operazione di verità, sicuramente dolorosa per la Chiesa, sia venuto dall’alto.
Già tre anni fa, del resto, papa Francesco aveva reso accessibili molti dei documenti che poi avevano consentito a David Kertzer, storico e antropologo americano, di riscrivere nel suo best seller “Un Papa in guerra” la storia dei rapporti tra il Vaticano e il nazifascismo, quando le ragioni dell’umanità vennero sacrificate alla ragion di Stato e Pio XII scelse di tacere davanti allo sterminio pianificato da Hitler.