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Concorrenza
parola tabù

Concorrenza <br> parola tabù

di Paolo Pagliaro

Se rapportati al numero degli abitanti, in Spagna i taxi sono il doppio che in Italia. Il risultato è che a Madrid i taxi si trovano e a Roma no. Il problema si potrebbe risolvere aumentando il numero delle licenze, dunque con più concorrenza. Ma concorrenza non è una parola popolare in un paese in cui gli interessi delle corporazioni – siano tassisti o gestori di impianti balneari – hanno in genere la meglio sull’interesse generale.
Oggi su lavoce.info gli economisti Paolo Liberati e Massimo Paradiso spiegano quanto la scarsa concorrenza stia pesando sul prezzo dei carburanti. In Italia i distributori sono tanti – quasi 22 mila, il doppio che in Francia o Spagna - ma il mercato è controllato da cinque compagnie che si occupano dell’intero processo, dall’estrazione alla raffinazione. Si tratta di un mercato oligopolistico, in cui la collusione è indotta e non vi è alcuna convenienza a competere sui prezzi. Anche per questo l’obbligo della indicazione del prezzo medio regionale dei carburanti non ha prodotto effetti, anzi ha disincentivato ulteriormente anche riduzioni minime da parte delle pochissime pompe indipendenti, le cosiddette ‘bianche’.
L’unica vera concorrenza alle compagnie petrolifere la potrebbero fare i consumatori scegliendo di spostarsi con mezzi diversi dall’automobile. Ma la nostra rete ferroviaria suburbana è di 740 chilometri contro i 2040 della Germania, mentre le nostre linee metropolitane coprono complessivamente 254 chilometri contro i 291 della sola Madrid. Il prezzo assurdo del carburante nasce più da questo che dalle accise.

(© 9Colonne - citare la fonte)