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Turismo delle radici: 8 miliardi la spesa stimata

Turismo delle radici: 8 miliardi la spesa stimata

Il 2024 è stato dichiarato l’anno delle radici. Uno specifico progetto del PNRR prevede il Turismo delle radici tra le voci di investimento, creando un’occasione irripetibile per il settore. Gli italiani che risiedono all’estero e i loro discendenti sono circa 60 milioni. Una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie radici e con un’ottima capacità di spesa, voglia di conoscere e vivere in pieno l’Italia. Questo segmento riconducibile al turismo delle radici potrebbe generare una spesa annua in Italia molto vicina a 8 miliardi di euro. Sono alcuni dati emersi da un’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità “italiche” di 8 paesi – Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti – e dallo studio di TRA Consulting sull’impatto del turismo delle radici sull’economia nazionale.

“Il ministero degli Esteri naturalmente non si occupa di promozione turistica, ma quando siamo stati avvicinati da associazioni che si occupavano del turismo delle radici abbiamo capito che c’era un potenziale elevatissimo. Ricordo tutto il percorso, ai primi tavoli eravamo una quarantina di persone, all’ultimo più di trecento. All’inizio il ministro ha finanziato studi per analizzare il tema e adesso siamo arrivati alla fase operativa e il progetto è stato inserito in quelli finanziati dal Pnrr. Ora l’attenzione è tutta rivolta a come realizzare questa accoglienza, si stanno preparando le offerte per questo particolare tipo di turista che ha delle esigenze particolari. Con le comunità all’estero si è creato un rapporto forte e vincente”, ha detto Giovanni Maria De Vita, coordinatore per il Turismo delle Radici del Ministro degli Affari Esteri.

Marina Gabrieli - coordinatrice nazionale del progetto Turismo delle Radici DGIT del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - ha fatto il punto sullo stato di avanzamento del progetto. “Il progetto è nella fase in cui si sta creando l’offerta turistica, le reti territoriali sono operative. Le offerte confluiscono in una piattaforma che raccoglie le varie proposte dei gruppi regionali. Stiamo parlando di un’offerta turistica molto personale, con basi familiari, ma per gli operatori è importante creare itinerari di base su cui poi innestare i vari percorsi personali. Nella piattaforma sono anche inseriti tutti gli eventi attinenti al tema che si svolgono in Italia e all’estero. Un altro aspetto che va messo in luce è il ‘passaporto delle radici italiane’ una carta servizi digitale che dà diritto a sconti e agevolazioni riservate agli italo-discendenti. Il progetto ha ricevuto 20 milioni di euro nell’ambito del Pnrr e parte dei fondi è già stata assegnata ai gruppi che hanno vinto il “bando delle idee”.

“Quali servizi bisogna offrire ai turisti delle radici? Serve una grande personalizzazione, perché non abbiamo a che fare con un ‘semplice’ turista, ma con una persona che non ama definirsi tale, ma piuttosto è un italiano tra gli italiani, un calabrese tra calabresi e via dicendo nelle varie declinazioni regionali”. Questo il parere di Letizia Sinisi, esperta di turismo delle radici, di cui ha iniziato ad occuparsi diversi anni fa e italian lifestyle travel coach. “Il turista delle radici va a fondo; parte, torna, scava nel suo passato per trovare motivazioni per il suo ritorno nella terra adottiva. E’ come se cercasse linfa nutritiva che gli infonde motivazioni per il ritorno, per il suo futuro. E’ necessaria una preparazione dei tour operator, ad una persona che cerca le sue radici non possiamo far trovare una casa vuota e fredda. Ci sono tour operator che partendo da esperienze come la mia si specializzano e propongono prodotti mirati. All’inizio tra molti operatori del settore c’era scetticismo verso questo tipo di turismo. Poi si è scoperto che molti di questi turisti di ritorno hanno alte capacità di spesa, occupano posizioni rilevanti nella loro società, a tutti i turisti delle radici va offerta un’ospitalità curata nei dettagli. Per loro si tratta di un pellegrinaggio interiore. E ci sono tanti aspetti da mettere in risalto: è un turismo diffuso che permette a piccole comunità di rigenerarsi ed è un turismo che non ha concorrenza, perché l’origine italiana è unica e non ci si deve confrontare con altre nazioni, anche se altri Paesi come Irlanda e Scozia hanno coltivato questa ospitalità prima di noi. Insomma è un turismo rigenerativo, perché l’ospite è come una pianta che rifiorisce traendo linfa dalle radici”.

“Parlando di turismo delle radici mi ritorna alla mente una nota citazione del Dalai Lama ‘dona a chi ami ali per volare, radici per rimanere e motivi per restare’. L’Italia è un paese relativamente piccolo, con una popolazione inferiore ai 60 milioni che però conta nel mondo tra i 60 e gli 80 milioni di persone discendenti da italiani e cinque milioni di residenti all’estero con passaporto italiano. Piero Bassetti, figura fondamentale del nostro sistema camerale, aggiunge che nel mondo ci sono circa 250 milioni di ‘italici’, cioè tutti coloro che hanno affinità particolari con il nostro paese. E’ evidente che abbiamo di fronte un mercato vastissimo di persone che amano l’Italia in maniera profonda, che vogliono venire in Italia, anche per motivi personali e familiari e che vogliono consumare prodotti italiani”: così Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia. “Grazie alla ricerca che presentiamo oggi sul turismo delle radici, abbiamo calcolato che l’impatto sul nostro sistema dell’ospitalità di questo turismo vale 8 miliardi di euro. Il 2024 è stato dichiarato anno delle radici italiane, un’iniziativa fondamentale. Molti operatori – sottolinea Sangalli - non conoscono appieno questa opportunità che può incoraggiare l’offerta turistica e farla evolvere. Pensiamo al tema della destagionalizzazione di cui parliamo da anni e che un’iniziativa del genere può far crescere. Il turismo delle radici è importante anche per altre ragioni: farà crescere i nostri borghi, anche quelli meno conosciuti che vogliono essere visitati dai turisti delle radici. Il turista delle radici ha motivazioni molto personali, le definirei sentimentali, è un tipo di turismo da coltivare perché rispettoso, qualitativo e quindi sostenibile per il nostro territorio. Con questa ricerca e questo convegno abbiamo cercato di tradurre in maniera fruibile per gli operatori le opportunità che offre questo turismo, nella consapevolezza di quanto l’Italia sia attesa da chi si sente italiano nell’anima”.
(red - 12 ott)

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