Agenzia Giornalistica
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Il povero Scanzi, Vasco, I CCCP e l’avanguardia dell’avanguardia

di Franco Fregni

Sabato scorso ho partecipato a un compleanno a sorpresa per i 60 anni di un compagno di liceo nel centro del centro della Bassa Emiliana, in uno dei templi dell’aceto balsamico e del lambrusco. Convocata nella segretezza una compagnia di boomer del ’64 (l’anno in cui nacque il maggior numero di italiani), tutti membri di un glorioso liceo e di una classe molto particolare visto che quell’anno era l’unica sezione della scuola. Quel liceo era stato creato anche grazie alle pressioni (e alle donazioni) di mio nonno e mio padre e mia madre, come alcuni dei genitori dei sessantenni che festeggiavano, furono tra i primi allievi. Dopo di noi, ripresero lentamente forza le iscrizioni e infine venne la “sperimentazione”, il liceo rinacque con esplosione di sezioni e indirizzi e tutto ripartì, tranne forse il sapere. 

Alcune ore tra risate e ricordi molte dei quali riferiti alla musica, passione di alcuni di noi, visto che il festeggiato era stato anche dj della mitica Punto Radio (fondata da Vasco Rossi, Giulio Santagata e altri, poi comprata dal Pci e trasferita da Zocca a Bologna). I ricordi vengono snocciolati: il primo concerto di Vasco Rossi all’istituto tecnico per periti chimici di Modena a cui parteciparono fratelli e sorelle più grandi; il festival dell’Unità di Palata Pepoli dove in sostanza nacque quella che sarebbe stata la band del Blasco, con uno strambo cugino di una mia amica come chitarrista (Solieri) - prima noi avevano giocato a “balon” nel torneo locale e ascoltammo la musica mangiando gnocchi fritti - il concerto del ’79 alla Bussola di Mirandola, presente una trentina di persone, con noi alla fine nel camerino con Vasco e la band a bere e scambiarci le magliette e le camice (ho ancora da qualche parte una camicia di flanella scozzese del povero Massimino Riva) e quello al Jeans Club di Finale del dicembre del ’79.
Attorno a noi, sedicenti punk 15enni pieni di soldi, di libri e di dischi, c’era già più gente e arrivò la sensazione che quella non potesse più essere la nostra band. Al secondo album, per noi che eravano stati, da soli, in Inghilterra a 14 anni e a 16 in America con nottata al CBGB’s (ma anche allo Studio 54), Vasco era già sepolto, c’era già molto di più altrove. Quando mia madre si entusiasmò per Vita Spericolata nell’82 saltando sulla sedia del divano dicendo “è fortissimo, il più forte” capii definitivamente che l’avevamo perduto e che Vasco era il nuovo Gianni Morandi. Quando noi l’abbandonammo arrivò il gregge del resto d’Italia. Buon per lui.

Sempre sabato, andando in bici a prendere il treno, dopo essere passato in uno strano posto di Modena dove centinaia di “maranza” s’incontrano per guardare macchine truccate applaudendo alle “sgasate” e alla “scirlate”, nel vagone del “rock” (nome più che mai appropriato per un treno…) mi siedo di fianco a due signore che sono state alla mostra di Reggio Emilia dedicata ai CCCP (“Felicitazioni, CCCP - fedeli alla linea). E giù altri ricordi. I CCCP facevano parte del paesaggio, anche se con il forte handicap di essere reggiani (per noi nati tra Modena, Bologna e Ferrara i reggiani sono persone dalla “testa quadra”, poco intelligenti e ignoranti su cui si raccontano barzellette). Suonavano ogni sera vicino a casa, ad un concerto al centro sociale “Pane Nero”, non ricordo l’anno ma era verso la fine del liceo, ci annoiarono, con l’insopportabile l’uccello al vento di Fatur e passammo a ballare tra noi mettendo su “la nostra musica”, tra le facce preoccupate dei “fedeli alla linea” che dovevano seguire l’ortodossia. 

Le due signore sul treno, che mi veniva da chiamare “vecchie” anche se erano più giovani di me, perfettamente abbigliate, acconciate e rifatte si scambiavano consigli su come “postare” storie su “istagram”, lamentandosi che in automatico venissero condivise anche su “facebook” e facendo programmi per la serata tra cani e sushi. Una ragazzina di fronte a me mi sorrideva come a dire “povere pazze”. I “maranza” e quelli dell’Est, di cui sono pieni i treni regionali, erano attirati dalla mia splendida bicicletta su cui facevano un pensierino, subito scacciato dai miei latrati appena si avvicinavano.
La sera a casa poi vedo che, al concerto commemorativo a Berlino dei CCCP per i 40 anni e oltre di carriera, il cerimoniere, il povero Andrea Scanzi, è stato fischiato e insultato. Essendo toscano non poteva sapere cosa sarebbe successo volendo entrare in un pezzo di storia di una terra che è centro del mondo, un tempo tra la via Emilia e il West e adesso tra la via Emilia e lo spazio. 

La serata è un subbuglio di rimembranze, Lindo Ferretti che come tutti noi è passato dal troskismo internazionalista al conservatorismo, i Csi e i Per Grazia Ricevuta, le volte che sembrava arrivasse una cosa nuova, un lampo di Ligabue al Corallo poi subito rimosso, un brivido di Caposella che suona nel ristorante di Ciano a Ravarino consumando più del pattuito per l’ingaggio (citazione da “che cossè l’amor” e da “all’una e trentacinque circa”). Tutto subito sepolto: c’è altro, c’è altro, c’è sempre il nuovo…

Un lungo passaggio per arrivare poi al dunque: il concerto K488, “A love supreme” ... al Maestro che è nell’anima e per sempre resterà. 

Snobbismo dell’avanguardia dell’avanguardia, sempre due passi avanti a regalare mode e musiche, pitture alla massa. Un passa parola, un modo di parlare e di vestire che non si può comprendere se non ci si è nati dentro. E il gregge del resto d’Italia ad inseguire.

Spengler dice che due sono i sentimenti predominanti in ogni essere “cosciente”: la nostalgia e l’angoscia. Nostalgia millenaria, angoscia del presente e del futuro.

Per fortuna l’avanguardia dell’avanguardia pensa che spazio e tempo non esistano, che sussista solo un eterno presente e ha scacciato la nostalgia di concertini, delle “madeleine”, del “salotto di nonna Speranza” e neppure più guarda a queste cose, ha abbandonato la macchina da almeno quindici anni, sa che si può vivere senza cellulare e non può fare a meno di pensare all’intelligenza artificiale, al nuovo nucleare... Meloni, Schlein, Putin, Zelenski, Nethanyahu, Hamas, Biden e Trump sono solo piccole onde nel grande massacro e nella grande gioia eterna.

Snobbismo dello snobbismo, ma è l’unica maniera per restare vivi e coscienti.

Sabato prossimo uno di quei ragazzi presenti alla festa a sorpresa, all’età in cui i nostri padri andavano in pensione, parte per andare a lavorare negli Stati Uniti. Di fronte l’inaspettato, un po’ di paura, l’eterno presente. 

Kadima, Kadima 

E fanculo le vecchie rifatte su istagram e i CCCP ormai buoni per i karaoke. 

Ci scambiamo sguardi di complicità con i ragazzi sapendo che abbiamo la stessa età. “Boys don’t cry”.

 

(© 9Colonne - citare la fonte)