Roma, 19 mar - Franco Basaglia, di cui nel 2024 ricorrono i 100 anni dalla nascita, “è stato un uomo che con la sua azione e le sue convinzioni ha avviato un cambiamento determinante. ‘Se mi interessa più la malattia o il malato? decisamente il malato’: così Basaglia rispondeva in un'intervista per la TV di Sergio Zavoli. Sembrerebbe piccola cosa dinanzi non solo ai tanti scritti che Basaglia ci ha lasciato, ma anche alle idee potenti e innovative, frutto dei suoi studi, del suo modo di vedere il mondo e delle cose che è riuscito a fare, come di quelle che gli sono state impedite. E in effetti forse è così, ma a me colpisce il contrasto tra la semplicità della frase e lo spessore immenso dell'idea”. Così Anna Ascani, vicepresidente del Senato, nel suo intervento introduttivo al convegno alla Camera organizzato proprio per celebrare il centenario del professore e pschiatra cui si deve la legge che determinò la chiusura dei manicomi in Italia. “Basaglia ci dice che conta sempre e solo la persona, l'uomo o la donna, l'anziano e il bimbo, con la sua storia, il suo volto, i suoi sogni, le sue disperazioni, la sua dignità, la dignità che non svanisce se ti ammali e soprattutto se soffri di disturbi, che vale la pena ricordarlo, prima della legge 180 potevano condurre pazienti a essere internati a vita, costretti in condizioni degradanti, spesso, ai letti di contenzione, sempre chiusi tra 4 mura” spiega Ascani. “Quella dignità che ci appartiene sempre, anche se non abbiamo una casa o un lavoro, se arriviamo sulle coste fuggendo da violenze, se siamo soli e non abbiamo nessuno a occuparci di noi, se siamo giovani spaventati da un domani che ci appare buio, se la scuola è troppo distante non riesco a frequentarla. Se nel mio quartiere non mi sento sicura. E quindi quella semplice frase, a ben vedere, dunque, non era proprio piccola cosa ma l'affermazione di un principio fondamentale per ogni comunità che aspiri a definirsi libera, giusta”.
(PO / Sis)
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