di Paolo Pagliaro
L’Italia ha votato contro la direttiva europea sulle case green ma prima o poi dovrà applicarla. Rigenerare il patrimonio immobiliare senza scassare i conti pubblici, come invece è accaduto con il Superbonus, dovrebbe essere un’impresa alla portata dei governi. Alcuni utili suggerimenti vengono dalla Banca d’Italia, che oggi– nella sua collana Questioni di Economia a Finanza – pubblica uno studio sul miglioramento dell'efficienza energetica delle nostre abitazioni, che sono 36 milioni.
Anche in questo ambito la premessa è che occorre conoscere per deliberare, mentre invece – dice lo studio – in Italia c’è una scarsa disponibilità di dati sull’efficienza energetica degli immobili, sui consumi e soprattutto sugli effetti delle incentivazioni del passato, un passato che comincia con le agevolazionmi fiscali introdotte nel 2007 e finisce con il recente Superbouns del 110%, un unicum a livello mondiale.
Sostiene il rapporto di Bankitalia, firmati da 11 studiosi, che anche l’offerta di mutui green da parte delle banche è limitata dalla carenza di informazioni sulla prestazione energetica delle case. Gli autori riterngono che i futuri interventi a carico del bilancio pubblico debbano rispettare alcuni requsiti. Il primo è che le risorse siano indirizzate prevalentemente alle famiglie bisognose. Un altro è che l’incentivo preveda sempre una compartecipazione al costo da parte del beneficiario per limitare i rischi di azzardo morale. Infine, sarebbe necessario assicurare un adeguato livello di stabilità e certezza dell’incentivo. Tutte cose che con il Superbonus non si sono fatte.