Roma, 19 giu – “Da questo libro emergono tantissimi spunti per la nostra attività politica, la prima cosa che deve fare un rappresentante delle istituzioni è studiare, confrontarsi con chi ha le mani in pasta, conoscenza dei conflitti e della geopolitica. Il libro dell’ambasciatrice Elena Basile offre un quadro chiaro, basato sulle fonti, della nascita del conflitto russo-ucraino e di quello israelo-palestinese, parlando di guerre a bassa intensità, dovute a interessi economici e sociali”. Così Stefania Ascari, deputata Movimento 5 Stelle, che oggi alla Camera ha promosso la presentazione del libro di Elena Basile, "L'Occidente e il nemico permanente". Il volume, edito da PaperFirst con la prefazione di Luciano Canfora, illustra come i giochi strategici globali siano frutto di una visione patologica del mondo dell’Occidente che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici, focalizzandosi sulla supremazia militare e relegando in un angolo diplomazia e mediazione: si allontana così l’idea di un Occidente sano, possibile protagonista del nuovo riformismo, e si alimenta il bisogno di un nemico permanente, che è ormai dato per scontato dai governanti occidentali. “Oggi – continua Ascari - l’autrice ha menzionato Julian Assange, giornalista che da 14 anni non cammina più da uomo libero per la strada, per aver rivelato la vera faccia della guerra, che non è importare la democrazia ma alimentare il complesso industriale-militare, che detta la politica degli stati esteri. Non serve una guerra di successo ma una guerra infinita, come dice Assange: ed è proprio quello che sta avvenendo nel conflitto russo-ucraino e in quello a Gaza. Tutto ciò deve svegliare le coscienze di chi veste ruoli istituzionali, che con ogni atto deve far capire quanto sia importante la diplomazia, e soprattutto sedersi ai tavoli per un cessate il fuoco immediato”. La deputata pentastellata è stata tra le promotrici della missione italiana a Rafah: “E’ dovere andare come rappresentanti dello Stato italiano e vedere cosa realmente succede in queste zone di conflitto. Siamo stati al valico di Rafah, eravamo a 800 metri in linea d’aria da Gaza e abbiamo potuto toccare con mano una situazione apocalittica: una popolazione stipata di 1,7 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, di cui viene utilizzata la fame e la sete come arma di guerra, oltre 1.500 camion pieni di cibo, medicine e aiuti umanitari bloccati dai controlli al valico, accanto a cui abbiamo visto un villaggio fantasma nel deserto del Sinai, circondato da un muro, forse espressione della chiara e premeditata volontà di deportare la popolazione palestinese, se sopravvive alle guerre, alla fame, alle epidemie e soprattutto alla diarrea, avendo un bagno ogni 600 persone. Un nuovo carcere a cielo aperto, in cui chiudere la popolazione palestinese in un’ottica di de-umanizzazione e carcerazione di esseri umani” conclude Ascari. (PO / Roc) ////
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