di Paolo Pagliaro
Pagata la cambiale politica alla Lega, è probabile che dell ’autonomia differenziata non sentiremo più parlare per molto tempo, a meno che qualcuno non riesca a tenere i riflettori accesi raccogliendo 500 mila firme da qui all’autunno per un referendum abrogativo.
La legge appena approvata prevede infatti che il passaggio di poteri dallo Stato alle Regioni avvenga solo dopo una lunga serie di adempimenti preliminari, il più importante dei quali riguarda i Livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti Lep, per i quali il Governo si è dato due anni di tempo.
Occorre cioè che lo Stato decida quali e quanti sono i servizi che vanno garantiti in ogni regione, dal Piemonte alla Calabria, perché sia rispettato il dettato costituzionale che ci vuole tutti con gli stessi diritti. Non sarà semplice stabilire quanti devono essere gli asili nido, gli autobus di linea o i posti letto in ogni singolo territorio, e soprattutto sarà molto complicato trovare i soldi per aiutare chi parte svantaggiato. Come ricorda oggi il Sole con un documentato promemoria a cura di Gianni Trovati, la nuova legge prevede infatti che sia lo Stato a garantire il il finanziamento integrale nei casi in cui le risorse delle Regioni non dovessero bastare. E stabilisce anche che prima di trasferire una funzione a una Regione occorra finanziare i livelli essenziali in tutte le altre. Con quali risorse, viste le condizioni dei conti pubblici, nessuno lo sa.
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