di Paolo Pagliaro
Ultimamente sono sempre affollati gli incontri dedicati ai lasciti di Giorgio La Pira, padre costituente e sindaco di Firenze scomparso nel 1977. Così come hanno un buon riscontro i libri che ne illustrano la vita e le idee, ultimo quello curato da Pier Luigi Ballini per le edizioni Polistampa.
Portano la firma di La Pira tanti articoli della Costituzione: quelli sulla dignità della persona (articoli 2 e 3), sul rapporto tra stato e chiesa (articolo 7), quello in base al quale l’Italia ripudia la guerra (articolo 11). Sindaco profeta e politico realista, La Pira si è battuto perché crescesse la democrazia della pace, ed è ciò che oggi lo rende così attuale. La Fondazione che porta il suo nome ha curato il carteggio tra La Pira e i leader della Dc – Fanfani, Moro, Andreotti . “Bisogna smettere di armare il mondo” scriveva il sindaco ad Andreotti .
Nella prefazione il cardinale Matteo Zuppi riassume ciò che pensava La Pira e che papa Francesco condivide. E cioè che una pace si fa sempre tra nemici, ed ha bisogno di ascolto, pazienza, studio, fatica e creatività, perché occorre immaginare percorsi che non esistono o sentieri che si sono smarriti. Le guerre contemporanee, tranne poche eccezioni, hanno trovato soluzione attraverso la trattativa, oppure si sono eternizzate, scrive il presidente della Cei . Il quale, nel suo ruolo di messo pontificio nella crisi ucraina, ha dovuto prendere atto che oggi la pace è scomparsa dai radar della politica internazionale