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E dopo il catechismo di corsa al campo sportivo

E dopo il catechismo di corsa al campo sportivo

di Vittorino Beifiori

Da bambini si andava a catechismo alla domenica e si concludeva con la benedizione in chiesa alla fine delle cosidette "Funzioni", che oggi non si fanno piú. Poi si correva al campo sportivo: se si era fortunati, si potevano vedere gli sgoccioli del primo tempo della partita. Gli adulti importanti e colti, che stavano davanti agli spogliatoi, usavano parole strane come "opsai" ( offside), noi incolti e bambini le traslitteravamo in "óssari". Giá allora gli adulti erano tutti allenatori.

A quel tempo giocavano Nordhal, grande centravanti di sfondamento, e  Liedholm, grande mezz'ala e primo regista. Il lunedí era tassativo comperare il Nuovo Adige, con un grande inserto sportivo, che riportava anche le notizie dell'A.C. Zevio, in prima categoria.

 In Seminario invece sul monte Recamao a Roveré avevamo due campi di calcio con fondo sterrato, dal quale emergevano spuntoni di roccia, che consentivano alle  "scarpe da balón", che avevano i tacchetti in cuoio  inchiodati alla suola, una sola partita e comunque sempre il sanguinamento della pianta dei piedi. Oggi li chiamano scarpini e i  chiodi sono scomparsi. Il giovedí si poteva giocare a calcio alla Vasca di Velo, finalmente su un manto erboso, ma su un piano inclinato e solo se si arrivava prima delle altre classi dopo 30/40 minuti di corsa in salita. Il lunedì si attendeva l'Avvenire d'Italia con il suo inserto sportivo giallo, che ampliava quanto il compianto mons. Walter Pertegato, vice direttore e poi Direttore di Verona Fedele, ci raccontava negli ultimi 10 minuti della lezione di geografia, denominati "Vario".

Siamo cresciuti con le radiocronache di Enrico Ameri, Nando Martellini e Sandro Ciotti, dalla voce "scarnificata" dalle sigarette. In questi decenni tre sono stati i veri innovatori nel calcio italiano:  Gipo Viani e Nereo Rocco, inventori del catenaccio e del "libero" e  Arrigo Sacchi, inventore del gioco d'attacco, spronato dal piú grande  intenditore di calcio di tutti i tempi, Silvio Berlusconi, che é stato il mio maestro, anche se non sono stato mai nemmeno sfiorato dalla tentazione di votarlo. L'altro mio maestro é stato Gabriele Sboarina,  l'ultimo Sindaco di Verona, con il quale, tra l'altro, andai a Torino a vedere Juventus-Verona nell'anno dello scudetto dell'Hellas. Dopo tali maestri sento la necessitá di un aggiornamento. Ho chiesto a Damiano Tommasi di vedere con lui una partita e abbiamo rischiato di vederne una a Firenze e una a Monaco di Baviera all'Allianz Arena, sfumate all'ultimo momento. Damiano, mi dice Re Lele, intuiva e riusciva ad arrivare per primo dove  sarebbe giunto il pallone. Se Tommasi non mi accontenta, non lo voto piú.

(© 9Colonne - citare la fonte)