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direttore Paolo Pagliaro

VATICANO, VIGANO’:
TEMO PER LA MIA VITA

VATICANO, VIGANO’: <BR> TEMO PER LA MIA VITA

“Con la scomunica che è palesemente invalida si è voluto in qualche modo condannarmi a morte, ma la verità non può essere uccisa”. Lo afferma in una intervista al Gazzettino l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti, e prima ancora ai vertici del Governatorato e in Segreteria di Stato a capo di tutte le nunziature ed oggi picconatore nella guerra civile interna nella curia romana. Il mese scorso è finito sotto processo in Vaticano per aver dichiarato pubblicamente di non riconoscere né l'autorità di Papa Francesco né il Concilio Vaticano. Si dice che sia infuriato con Bergoglio perché gli ha tolto l'appartamento in curia mentre il cardinal Bertone, ex segretario di Stato (nel 2011 “fece di tutto per rimuovermi dalla Segreteria di Stato”) vive ancora nel suo alloggio finito anche al centro di un'inchiesta... “L'appartamento che mi era stato assegnato me lo mise a disposizione Giovani Paolo II quando rientrai dalla Nigeria. Mi scrisse: ‘perché Ella abbia a risiedere permanentemente in Vaticano’. Nel 2016 Bergoglio però mi ordinava di lasciarlo, negandomi anche la possibilità di risiedere nella Casa San Benedetto predisposta per i nunzi in pensione. La giustificazione fu che c'era bisogno di quell'appartamento ma da quel che so è rimasto sfitto. Era chiaramente un'azione vendicativa, Bergoglio voleva togliersi di torno chi sapeva troppe cose e non era manovrabile”, “dopo la diffusione del mio memoriale sul caso McCarrick nell'agosto 2018 un mio contatto dagli Stati Uniti mi avvertì che la mia vita era in pericolo – afferma in una intervista al Gazzettino -: per questo non risiedo in un luogo fisso. Non voglio fare la fine del cardinale Pell, né del mio predecessore a Washington, il nunzio Pietro Sambi. Anche lui fronteggiò strenuamente l'allora cardinale McCarrick. Sambi morì in circostanze mai chiarite, dopo un banale intervento. Il certificato di morte rilasciato alla Nunziatura non spiegava le cause del decesso di Sambi al quale non venne mai effettuata un'autopsia”. E sostiene che “quando ero in Segreteria di Stato come Delegato per le Rappresentanze Pontificie trattai io stesso il caso McCarrick e sin da allora ne chiesi la destituzione dal cardinalato. I miei diretti superiori sono responsabili del non aver tenuto nel debito conto il mio giudizio basato su testimonianze incontrovertibili. Ovviamente a qualcuno in Segreteria di Stato l'operato di McCarrick faceva comodo: penso alle somme ingentissime raccolte tramite la Papal Fundation che McCarrick aveva costituito negli Stati Uniti”. (20 ago - red)

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