Un altro drammatico naufragio nel Mediterraneo, a poche centinaia di metri dalle coste dell’isola di Lampedusa. Un barcone, con a bordo 28 migranti provenienti dalla Libia, si è capovolto nelle acque territoriali italiane, lasciando al momento 21 persone disperse: tra queste vi sarebbero anche tre bambini. I sette superstiti, tutti siriani, trovati aggrappati all'imbarcazione dai militari della Guardia Costiera, hanno raccontato di aver passato tre giorni in mare prima di essere soccorsi. I sopravvissuti sono stati portati a terra a molo Favarolo e successivamente trasferiti all'hotspot di contrada Imbriacola, a Lampedusa, dove hanno ricevuto assistenza. In un altro episodio, sempre nelle acque al largo di Lampedusa, un'operazione di salvataggio ha permesso di soccorrere un barchino di sei metri con a bordo 19 migranti di diverse nazionalità, tra cui egiziani, libici, siriani e sudanesi. La Guardia Costiera ha sequestrato l'imbarcazione, partita da Sabratah, in Libia. I migranti hanno riferito di aver pagato 5.500 euro ciascuno per il viaggio verso la Sicilia. Il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, ha commentato i tragici eventi, sottolineando come, nonostante un calo significativo degli arrivi di migranti, le politiche del Governo necessitino di un supporto più incisivo da parte dell'Europa. Mannino ha ribadito l'urgenza “di aprire canali umanitari sicuri”, al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane nel Mediterraneo e confermato che i superstiti del naufragio, pur sotto choc, sono in buone condizioni di salute e sono stati già accolti nell'hotspot di Lampedusa.
Parallelamente, la nave della ong tedesca Sea Watch, che ha recentemente portato in salvo 289 persone, è stata bloccata dalle autorità italiane nel porto di Civitavecchia. La nave dovrà rimanere ferma per 20 giorni, impedendo così ulteriori operazioni di salvataggio. La Sea Watch ha contestato la decisione, sostenendo che l'accusa di aver effettuato i soccorsi senza l'autorizzazione delle autorità libiche “non è fondata”, in quanto il diritto internazionale non prevede la necessità di un permesso per salvare vite in mare. Inoltre, la ong ha ricordato che il tribunale di Crotone, in una sentenza di aprile, ha stabilito che le operazioni della guardia costiera libica non possono essere considerate attività di soccorso. La Sea Watch ha concluso affermando che questa azione appare come un tentativo di ostacolare le uniche navi che continuano a svolgere il compito di salvare vite umane in mare, garantendo il rispetto dei diritti fondamentali.
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