Sarebbe interessante sapere quanti alberi é costato l'affaire Boccia-Sangiuliano, tante sono le pagine di giornale scritte in questi giorni.
A Zevio, patria di saggi, la vicenda é stata interpretata cosí: avendo lui perso la testa per l'oggetto del desiderio maschile, lei si é consegnata armi e bagagli nella certezza che, essendo l'uomo di destra, e per di piú autodefinitosi colto, avrebbe mantenuto la parola. Lui si é rivelato per quello che quasi tutti a Zevio sospettavano: "un codeghín" (cotechino). E ha dovuto fuggire dal ministero prima della messa in onda dell'intervista alla signora Maria Rosaria Boccia da parte dei due birboni della 7, Aprile e Telese.
Poi ci sono altre interpretazioni, come quelle filosofiche di Giorgia Serughetti al Festivaletteratura di Mantova. La forza dei social é stata determinante. Mentre il ministro maschio ha usato , come ai tempi del Cavaliere, il potere nella modalitá "promessa" a una donna, rimanendo vittima del suo stesso gioco, la donna ha reagito con un blitz moderno, senza bisogno di intermediari. Tra l'altro le donne ormai non sono piú, dice Serughetti, soltanto oggetti da usare o da tenere buoni con regali e promesse. "Sono dotate di voci capaci di raccontare la propria storia e di farlo sempre piú da protagoniste, e in questo modo veramente smascherano il gioco, denudano il re e provocano delle reazioni a catena".
Il tentativo di controllare l'informazione come é stata l'intervista del TG1 all'ex ministro, si é rivelato un boomerang, "... ha fatto emergere la piccolezza del personaggio Sangiuliano, quella che si é rivelata una totale vulnerabilitá. La sua narrazione al TG1 sembra un residuo del passato, di un altro modo di pensare il rapporto tra politica e media, tra politica e informazione".
Nella vicenda la figura peggiore é stata comunque fatta da Giorgia Meloni: dalla difesa a spada tratta all'accettazione delle dimissioni del ministro, passando attraverso il maleducato (eufemismo) trattamento della signora Maria Rosaria Boccia, mai indicata con cognome e nome.