di Paolo Pagliaro
Ieri alle 11 tutti i tedeschi in possesso di un cellulare hanno ricevuto un Sos sul loro display. Alla stessa ora radio e tv hanno interrotto i programmi, 38 mila sirene hanno suonato e il lavoro si è fermato. La giornata di allerta simulata con cui governo federale, Laender e comuni testano i sistemi di allarme in caso di catastrofi è diventata ormai un appuntamento annuale, nato pensando a terremoti e alluvioni ma vissuto con crescente inquietudine e partecipazione dopo l’invasione dell’Ucraina. Archiviata la catastrofe virtuale, i giornali tedeschi oggi voltano pagina e si concentrano su un’altra notizia per loro allarmante e cioè la scalata di una banca italiana, Unicredit, a uno dei santuari del sistema creditizio tedesco, Commerzbank, il secondo istituto del paese. Di un possibile accordo tra le due grandi banche si parla già da diversi anni, ma l’ostilità del governo di Berlino lo aveva sempre impedito. Era impensabile che si accettasse di trasferire da Francoforte e Milano il controllo di quella che grazie alla fusione ora può diventare la più grande banca europea. Complice anche la crescente debolezza della politica, il tabu sembra infranto. Questa mattina il quotidiano Handelsblatt – che rispecchia gli umori dell’establishment – ospita un’intervista in cui Florian Heider, uno degli economisti di riferimento del mondo finanziario, spiega perché l’acquisizione da parte di Unicredit avrebbe molto senso dal punto di vista economico e sarebbe un passo importante verso un vero mercato bancario europeo. Vedremo nelle prossime settimane se la logica degli affari avrà la meglio sui sovranismi.