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Alzheimer, Lorenzin (Pd): rapporto impietoso, cura ancora a carico dei familiari

Roma, 20 set - Il rapporto Censis-Aima sui malati di Alzheimer e caregiver “è piuttosto impietoso, sull'oggi e anche sul domani, nel senso che rispetto a due milioni di persone che sono ammalate e che poi si ammaleranno nei prossimi anni, sempre di più a causa dell’innalzamento dell’età media della popolazione, la cura, la presa in carico maggiore per la maggior parte dei casi è tutto a carico di un familiare. E spesso questo familiare è donna, con una spesa a carico della famiglia di circa 72mila euro. Una cifra veramente insostenibile, che viene raccolta con la pensione e le possibilità delle famiglie”. Così Beatrice Lorenzin, senatrice del Partito democratico, copresidente dell’intergruppo parlamentare Alzheimer e Neuroscienze, a margine della presentazione del rapporto oggi in Senato. “Questo ci fa capire il grande elemento di diseguaglianza che c'è nell'accesso a un'assistenza, e non può essere la soluzione – insiste l’ex ministra della Salute- : non possiamo immaginare, in una popolazione sempre più anziana e allo tsunami demografico del Paese, che non vi sia una rete istituzionale e di supporto rispetto a questo tipo di patologie che deve essere infrastrutturata nel tempo, che deve permettere di avere un'assistenza che certamente non è la badante, che non è una figura professionale”. Da questo punto di vista, secondo Lorenzin, “questa è l'altra faccia della malattia: oltre al malato che perde la memoria, perde la sua dignità, perde la sua capacità di vivere bene, c'è anche l'altra parte: chi si prende cura di lui e le grandi difficoltà a carico delle famiglie”. E poi dalla ricerca emerge anche che “la maggior parte delle persone intervistate non vanno nei centri di riferimento, stanno due anni in giro senza una diagnosi: questo vuol dire ch non c'è un collegamento tra una formazione della medicina in generale e l'approccio ai centri di riferimento. Che sono pochi, poco più di 500 in Italia, vanno aumentati. Così come abbiamo la necessità che le case di comunità siano realmente tali, lo siano nelle aree rurali, nelle aree interne del nostro paese che scontano la la mancanza degli specialisti. Quindi ritorniamo a un tema strettamente organizzativo e non solo del personale sanitario”.

(PO / sis)

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