“Chef ad alta quota” è stato uno degli incontri che ha animato il Trentodoc Festival. “Oggi siamo qui a parlare di cucina di montagna, e del modo che noi abbiamo di lavorare in questo sistema delicato che è la montagna”. Così Riccardo Gaspari, chef del SanBrite Cortina, che ha partecipato all’incontro.   “Abbiamo iniziato 22 anni fa con una fattoria - aggiunge - come allevatori di mucche e produzione di latte, poi abbiamo sviluppato tutta la parte di cucina legata alla fattoria, poi siamo diventati produttori di noi stessi aprendo un caseificio, quindi produciamo le materie prime che serviamo nei ristoranti, il tutto alla ricerca della qualità massima possibile”. “Oggi siamo qua per raccontare una montagna diversa, una montagna del sud con tutte le problematiche e le cose belle che riguardano il mezzogiorno d’Italia, con un clima molto diverso da quello trentino, con una biodiversità completamente differente, anche se la Sila un milione di anni fa era un pezzo delle Alpi, che poi si sposta e va nel mezzo del Mediterraneo”. Così Antonio Biafora, del ristorante Hyle a San Giovanni in Fiore.  “La mia cucina - aggiunge - è territoriale, di montagna, ma  sente tanto l’influenza della collina: noi in mezz’ora da 1.300 metri passiamo con i piedi nell’acqua a Crotone. Quindi una cucina calabrese ma di montagna”.  All’incontro anche Roberta Sllva, gestore del rifugio Roda di Vael e presidente Associazione gestori rifugi del Trentino:  “I nostri rifugi sono le strutture più alte, più vicine al cielo, e solo per questo potrebbero essere considerate le strutture più ‘stellate’ in assoluto, non solo per la posizione ma anche per la difficoltà data dalla posizione nel reperire i materiali, nel produrre una cucina che sia adatta a tutti quanti. Si cerca il più possibile di fare una cucina a chilometri zero, cercando di lavorare con i produttori locali, offrendo poche cose ma fatte bene”.