“La difesa non dev'essere esagerata, e condivido ciò che dice il Santo Padre, ma è stato catastrofico l'attacco dal quale è cominciato tutto. Mi riferisco al 7 ottobre. E' stato un atto da nazisti, e questo non va dimenticato mai. Si sono comportati come i nazisti a Marzabotto”, “ci si dimentica troppo di ciò che ha compiuto giusto un anno fa Hamas”. Lo afferma il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in una intervista a Il Messaggero sul conflitto in Medio Oriente sostenendo che lo schema due popoli e due Stati resta l’unico obiettivo: “Tutte le parti devono capire che non esistono altre soluzioni” e “l'unica condizione perché ci sia la pace è dare ad Israele la sicurezza di vivere in tranquillità e di svilupparsi e parallelamente consentire la realizzazione del sogno del popolo palestinese ad avere un proprio Stato. Devono riconoscersi a vicenda e ognuno deve fare la propria parte. Perciò la comunità internazionale sta lavorando a una de-escalation”. Qual è il progetto da mettere subito in campo? “Inviare una missione Onu a guida araba, con il coinvolgimento anche di militari italiani e siamo prontissimi a mandarli, per riunificare Gaza con la Cisgiordania. Ci vuole tempo per arrivare a questa soluzione. Ma per garantire stabilità e pace questa è l'unica soluzione”. E rispetto ai rapporti con l’Iran precisa: “Noi siamo amici di Israele, abbiamo condannato la decisione dell'Iran di fornire armi alla Russia, non condividiamo molte scelte che fa quel Paese, ci troviamo in radicale dissenso su come negano e violentano i diritti umani. Però l'Italia, per costruire la pace, parla con l'Iran e continuerà a farlo con molta determinazione”. E ribadisce: “Noi siamo per il cessate il fuoco sia a Gaza sia nel Libano, e per la salvaguardia della popolazione civile. Stiamo facendo la nostra parte fino in fondo. E il G7 è unitissimo su questo”, “ma Israele è un Paese sovrano e le decisioni spettano al suo governo. La nostra azione comprende anche l'invio di aiuti umanitari sia in Libano sia a Gaza. Sono stati consegnati, e si continua a farlo, cibo e medicinali” e “questo progetto Food for Gaza è sostenuto, oltre che dalla Croce Rossa, dalla Fao e da altri organismi internazionali e dall'Autorità Nazionale Palestinese, anche da Israele. E per quanto riguarda il Libano, l'altra sera ho avuto una lunga conversazione con Israel Katz, il ministro degli esteri di Tel Aviv, nella quale in particolare ho insistito affinché non ci siano attacchi nei pressi delle basi militari dell'Unifil nel Sud di quel Paese. Mi sembra che queste pressioni stiano avendo successo. Ci è stato assicurato che non ci saranno questi attacchi. A Beirut intanto abbiamo ridotto il nostro contingente impegnato ad addestrare l'esercito libanese. Da oltre cento militari si è passati a 15. E abbiamo invitato tutti gli italiani ad andarsene da quel Paese, i voli di linea per Roma e per Milano sono pieni. Ci sono stati finora tra i 200 e 300 italiani che lavorano in Libano. Mentre sono 2000, e anche alcuni di questi stanno andando via, che vivono stabilmente e hanno famiglia a Beirut e in altre città”. (30 set - red)
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