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CONSULTA, NUOVA
FUMATA NERA

CONSULTA, NUOVA <BR> FUMATA NERA

Nuova fumata nera per l’elezione di un giudice della Corte Costituzionale: nell’ottavo scrutinio del Parlamento in seduta comune, in cui era necessaria la maggioranza dei tre quinti dei componenti, pari a 363 voti, nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum: 323 le schede bianche, dieci quelle nulle mentre i voti dispersi sono stati nove. I parlamentari della maggioranza avevano avuto l'indicazione di votare scheda bianca, mentre quelli delle minoranze non hanno partecipato al voto. Ora si procederà a un nono scrutinio a data da destinarsi, come informa in  aula il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Il posto risulta vacante da quasi un anno, da quando nel novembre scorso è scaduto il  mandato di Silvana Sciarra, ex presidente della Consulta. L'accordo tra i partiti in  merito alla nomina non è stato ancora raggiunto, e nel mese di dicembre scadranno  altri tre giudici di nomina parlamentare. Il 24 luglio, nel corso del tradizionale  incontro con la stampa al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella  aveva rivolto un duro monito ai partiti in merito a questo ritardo: “La lunga attesa della Corte costituzionale per il suo quindicesimo giudice è un vulnus alla Costituzione compiuto dal Parlamento” erano state le parole di Mattarella durante la cerimonia del Ventaglio, che aveva invitato "con garbo ma con determinazione a eleggere subito questo giudice”. Il giorno dopo il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, rispondeva alla sollecitazione del Capo dello Stato annunciando la  convocazione del Parlamento in seduta comune a settembre con cadenza settimanale per l'elezione del giudice della Consulta, riservandosi in ogni caso di procedere, ove necessario, a votazioni continuative. Il centrodestra sembra puntare ora su Francesco Saverio Marini, attuale consigliere giuridico della presidente del Consiglio, considerato "padre" del premierato. Le opposizioni vanno all’attacco: “La maggioranza è nel caos – sottolinea la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani -   Ha tentato di forzare la mano sulla nomina dei giudici della Corte Costituzionale, ma è evidente che non vi sia accordo neppure al suo interno sulla composizione della Consulta. Il blitz di Meloni si è rivelato un grande flop. Ci auguriamo che, da questo momento in poi, il Parlamento possa procedere alla nomina dei giudici della Corte Costituzionale senza forzature e in un clima di condivisione, come previsto dalla nostra Costituzione. Le maggioranze qualificate richieste sono infatti essenziali per garantire l’elezione di personalità autorevoli e rigorose, capaci di salvaguardare la terzietà e l’indipendenza della Consulta. Oggi abbiamo impedito un grave strappo istituzionale”.  “Presidente Meloni, fare le prove muscolari su organismi di garanzia come la Corte Costituzionale è un pessimo segnale per le Istituzioni specialmente se il braccio di ferro è finalizzato a far eleggere un giudice in palese conflitto di interessi” affermano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs. "Il prof. Marini è l’autore - proseguono i leader di Avs - di proposte di riforma come autonomia e premierato, che da giudice della Consulta avrebbe dovuto valutarne la costituzionalità ed esprimersi sull' ammissibilità di referendum abrogativi. Oggi le opposizioni hanno dato prova di compattezza e ribadiamo l’urgenza dell’apertura di un confronto con l’opposizione da parte della maggioranza, - concludono Bonelli e Fratoianni – un confronto sino ad oggi negato”. (Roc)

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