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direttore Paolo Pagliaro

VAJONT, SPECIALE RAI
VOCI DAL DISASTRO

VAJONT, SPECIALE RAI <BR> VOCI DAL DISASTRO

Nel giorno dell’anniversario del disastro del Vajont, uno dei più tragici della storia italiana recente, Rai Cultura ripropone lo speciale “Voci dal Vajont. 9 ottobre 1963”, in onda oggi, alle 19 su Rai Storia. Quel giorno, il 9 ottobre, è il centro di una storia.  1.910 persone - 1.450 di Longarone, 109 di Codissago e Castellavazzo, 158 di Erto e Casso e 200 originarie di altri comuni - rimasero uccise sulle montagne del Bellunese alle 22.39 travolte dall’onda di acqua e fango sollevata da una gigantesca frana precipitata nel bacino ai piedi del monte Toc. 487 avevano meno di 15 anni. C’è un prima – come si è arrivati a quell’evento, i segnali, chi ha saputo “prevedere” – e un dopo, ossia cosa ha comportato per la popolazione di quel territorio devastato: un’indelebile ferita nell’anima e nella vita di piccole comunità e un futuro difficilissimo da affrontare. Nello speciale vengono utilizzati molti filmati d’epoca, che mostrano e raccontano in presa diretta quello che era successo e stava succedendo – con servizi, come ad esempio Tv7, e riprese inedite –, le testimonianze di allora dei sopravvissuti e dei superstiti. La chiave principale del racconto è entrare il più possibile “dentro” quel disastro facendo emergere le voci di chi in vario modo lo ha vissuto “sulla pelle viva”, la “gente del Vajont”: i sopravvissuti-testimoni, alcuni all’epoca bambini o adolescenti, chi li ha soccorsi, chi ha visto e ha voluto filmare con la sua piccola cinepresa l’immane devastazione. Sono quindi loro – con interviste fatte oggi sui luoghi del disastro – i protagonisti del racconto e coloro che tengono viva la memoria. Lo speciale è anche un contributo per far conoscere a chi meno sa del disastro - i più giovani -cosa ha rappresentato concretamente per gli abitanti di Erto, Casso, Longarone e dei paesi vicini: un dramma non solo “materiale”, ma anche psicologico. Nel 2008 l’Unesco ha incluso quello del Vajont tra i cinque più gravi disastri ambientali di natura antropica, definendolo “un classico esempio di quello che succede quando gli ingegneri e i geologi si rivelano incapaci di cogliere la natura del problema che stanno cercando di affrontare”. (redm)

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