di Paolo Pagliaro
Il cambiamento climatico corre più veloce delle nostre risposte, ma diventa inarrestabile se le risposte non ci sono. In questi giorni le mareggiate hanno inghiottito chilometri di spiagge della costa jonica, Scanzano ha perso i suoi lidi e adesso teme che il mare invada la pineta e arrivi nelle case. E’ un fenomeno iniziato una decina d’anni fa, senza che la regione Basilicata e le sue propaggini comunali dessero mai seguito alle promesse di stanziamenti e ripascimenti. Il risultato è che un altro comune lucano, Rotondella, viene segnalato dall’Ispra come l’unico che in Italia ha visto arretrare l’intera sua costa. Ora le speranze del Metaponto sono riposte nella proclamazione dello stato di emergenza.
A Castiglione della Pescaia, in Toscana, si è invece al lavoro per posizionare barriere marine dal basso impatto ambientale. Il ripascimento di un lungo tratto di litorale produrrà un avanzamento della costa di almeno 20 metri. Sulle coste calabresi, nella zona di Ricàdi, la scommessa è quella di ripristinare le condizioni naturali dei torrenti che fino a qualche anno fa rifornivano di sabbia le spiagge. Il fiume è un grande nastro trasportatore. Anche in Romagna, dove il problema riguarda un terzo delle coste, la ricetta dei geologi è quelladi eliminare barriere, briglie e dighe che nei fiumi trattengono il sedimento, impedendo alla sabbia di arrivare al mare.
Si procede in ordine sparso. Nel libro “Gli italiani e i rischi naturali”, pubblicato da Rubettino, il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci dice a Giuseppe Caporale che il problema è un quadro giuridico nazionale poco organico, frammentario, stratificato nel tempo, differenziato per territori e in continuo divenire. Ma l’Italia è una sola, e il mare ne sta cancellando un pezzo.
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