Da Giulia Cecchettin a Giulia Tramontano, è un 11 novembre pregno di significato nel percorso, tutto a ostacoli, che porta a debellare la violenza sulle donne, e il suo esito più drammatico: il femminicidio. Nella giornata in cui ricorre il primo anniversario dell’uccisione di Giulia Cecchettin, ricordata nel suo liceo e nella sua università di Padova, in Corte d’Assise a Milano la pm Alessia Menegazzo pronunciava la richiesta più dura possibile – l’ergastolo - per Alessandro Impagnatiello, il barman che nel maggio 2023 uccise con 37 coltellate l’altra Giulia, Tramontano, sua compagna e convivente, incinta. Tutte aggravanti, così come un’aggravante va considerata la premeditazione del gesto, evidente secondo l’accusa, oltre alle “sofferenze aggiuntive” inflitte alla vittima portata a una morte lenta e dolorosa. Al termine della requisitoria che ha portato alla richiesta di ergastolo, la mamma di Giulia Tramontano, ha salutato la pm stringendole le mani e accarezzandole il viso.
Il destino di Impagnatiello si decide in queste ore anche se, spiega la sua legale, Samanta Barbaglia, “il suo destino si è già deciso ben prima e l'ha deciso lui. Oggi non è stato detto nulla che non ci aspettassimo, che tutti si aspettassero".
Nelle stesse ore invece Padova ricorda Giulia Cecchettin. Il liceo Tito Livio non ha aderito al ‘minuto di rumore’: la presidente in una lettera aperta agli studenti ha spiegato che “credo che come scuola non ci sia nulla da aggiungere ai fiumi di parole che sono state dette. Anzi, proprio perché è necessario interiorizzare questo evento, rielaborare un anno di riflessioni, dibattiti, esternazioni la nostra strada debba essere quella del silenzio. Un silenzio rispettoso di Giulia, della sua famiglia, di tutte le persone che soffrono per questa tragedia”. All’Università invece si è parlato, e ha parlato soprattutto Gino Cecchettin, il papà di Giulia: "Grazie a tutti di essere qui in ricordo di Giulia, ma io vorrei estendere il vostro tempo e la vostra commozione a tutte le vittime di femminicidio. Da quell'11 novembre in poi sono ancora tantissime le donne vittime. Ognuna di loro è una vita, una vita persa, ma sono anche affetti che sono mancati a tantissime persone. Adesso estendiamo a tutte le vittime del femminicidio questo momento di raccoglimento. Ricordiamoci che la vita è sacra, è l'unico dono che ci è fatto dal momento in cui siamo in questo mondo, e non abbiamo il diritto di decidere per la vita altrui”.
(Sis)
(© 9Colonne - citare la fonte)