Nel quadrante mediorientale si continua a morire. L'esercito israeliano ha annunciato ieri la morte di sei soldati, uccisi nel sud del Libano, portando a 47 il numero dei suoi soldati caduti durante i combattimenti con Hezbollah dall'inizio dell'offensiva di terra in territorio libanese mercoledì 30 settembre. Tel Aviv ha anche affermato di aver ucciso tre “comandanti sul campo” di Hezbollah in due bombardamenti separati. Secondo l'esercito, erano responsabili dei settori Khiam, Tebnit e Ghajar nel sud del Libano. Inoltre, secondo il ministero della Sanità libanese, almeno otto persone, tra cui tre bambini e tre donne, sono state uccise in un attacco israeliano nella città di Aramoun, a sud di Beirut. Almeno altre 17 persone sono rimaste ferite. Venendo a Gaza, secondo l'agenzia di stampa palestinese WAFA, almeno undici persone sarebbero state uccise nel nord della Striscia in seguito ai bombardamenti israeliani su Beit Lahia.
LA DENUNCIA. Intervistata da Le Monde, Nadia Hardman, curatrice di uno scioccante rapporto per l’ONG per i diritti umani Human Rights Watch, accusa Israele di “crimini contro l’umanità e pulizia etnica” sottolineando, dati alla mano, che dal 7 ottobre 2023, a Gaza, circa 1,9 milioni di persone sono state sfollate, su una popolazione di 2,2 milioni. In un rapporto pubblicato oggi e intitolato “Senza speranza, fame e assedio: lo spostamento forzato dei palestinesi da Gaza da parte di Israele”, viene dimostrato che Israele ha messo in atto una serie di spostamenti forzati della popolazione “generalizzati es sistematici”, il che rappresenta un crimine di guerra in quanto si configurerebbe l’intento di mettere in atto una vera a propria pulizia etnica. (14 nov - deg)
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