Roma, 21 nov – Con la proposta delle associazioni animaliste di inserire un logo cage-free alle aziende che si preoccupano del benessere animale, evitando gli allevamenti in gabbia, “si sceglie la carota rispetto al bastone: chi fa questo genere di investimenti, di miglioramenti, sicuramente deve essere riconosciuto, deve essere premiato. Naturalmente evitando il cage-free washing: non so se il termine esista, ma bisognerebbe che esistesse”. Così Giulia Pastorella, deputata di Azione, in occasione della conferenza stampa alla Camera in cui è stato illustrato l’emendamento alla legge di bilancio che era stato presentato dalle opposizioni, su richiesta delle associazioni, ma che è stato dichiarato inammissibile. Una semplice azione che andrebbe però, secondo Pastorella, nell’ottica di “certificare, in tutti i sensi, uno status quo delle aziende più virtuose. Io penso che questo possa incentivare non solo più aziende a farlo, ma anche più consumatori a rendersi conto, perché la fiducia del consumatore in quello che si vede sull'etichetta o sul prodotto finale molto spesso è fuorviante. Avere certificazione di questo genere, “che sia seria e credibile, può anche aiutare nel distinguere tra le miriadi di varie certificazioni, che cosa veramente voglia dire. Quindi penso sia nell'interesse delle aziende virtuose, dei consumatori che vogliono fare delle scelte consapevoli, e per questo mi sono sentita di sostenerlo con convinzione. Purtroppo in effetti non è stato dichiarato ammissibile quindi insomma continueremo a cercare di portarla avanti in altre sedi”.
(PO / Sis)
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