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direttore Paolo Pagliaro

ACLI: LA PACE
NON E’ UN’UTOPIA

ACLI: LA PACE <br> NON E’ UN’UTOPIA

"Non possiamo arrenderci al crepuscolo di una società divisa: abbiamo il dovere di credere e costruire un futuro di pace e dignità per tutti.". Emiliano Manfredonia, presidente nazionale ACLI, ha aperto ieri i lavori del 27 ° Congresso nazionale in corso a Roma, con una relazione che ha tracciato il bilancio del percorso associativo e delineato le prossime sfide. Un momento di trasformazione, un “passaggio” nel quale le ACLI rinnovano se stesse, raccogliendo le esperienze del passato e guardando con coraggio al futuro.

Il presidente ha analizzato il contesto attuale, segnato da paure, disuguaglianze e individualismo. “La solidarietà non è più un valore collettivo ma un’azione relegata al buon cuore di pochi. La politica, spesso urlata e incapace di risolvere i problemi, ha generato sfiducia e astensione”. In questo scenario, le ACLI riaffermano il loro ruolo di promozione del bene comune e della partecipazione attiva.

Il lavoro e la dignità al centro delle ACLI. Un passaggio centrale della relazione è stato dedicato al tema del lavoro. "Il lavoro non è solo un mezzo per vivere, ma un percorso di dignità e realizzazione personale", ha dichiarato Manfredonia. Ha denunciato le nuove forme di sfruttamento che colpiscono soprattutto i giovani e ha proposto l’introduzione di un indice per misurare il lavoro dignitoso, capace di garantire qualità contrattuale e diritti. "Non possiamo accettare un sistema che genera povertà e dipendenza. Il lavoro deve tornare al centro della nostra visione per una società più giusta".

Il coraggio della pace: un impegno urgente. La pace è stata il cuore della relazione. “La pace è la strada maestra, l’unica scelta sensata in un mondo lacerato da conflitti”, ha sottolineato Manfredonia, richiamando l’Articolo 11 della Costituzione. Ha denunciato l’escalation dei conflitti globali e l’aumento delle spese militari, ribadendo l’urgenza di un cessate il fuoco e della ratifica del trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari. “Non è da ingenui chiedere la fine delle guerre. È il primo passo per salvare vite umane e costruire un futuro fondato sulla giustizia”.

Ripartire dalla Costituzione e dalla democrazia. Manfredonia ha rivolto un appello ai partiti politici, invitandoli a tornare ad essere luoghi di partecipazione democratica. "La nostra Costituzione è un faro che ci indica la strada, ma deve essere rispettata e attuata. Non possiamo accettare riforme che ne minano l’impianto o ne tradiscono i principi di uguaglianza e solidarietà". Ha ricordato l’impegno delle ACLI contro l’autonomia differenziata e in difesa di una Repubblica unita, solidale e inclusiva.

La ricerca “Respons-Abilità”. Durante il Congresso sono stati presentati i dati della ricerca Respons-Abilità, realizzata dall’Iref, Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli, che ha coinvolto quasi 5.000 soci ACLI. L’indagine ha mostrato come il 34,5% del campione si riconosce in una visione di democrazia partecipativa, dove il contributo diretto dei cittadini è ritenuto fondamentale per migliorare le politiche. Il 33,7% è favorevole a una democrazia rafforzata, che unisce partecipazione e leadership forti. Tuttavia, il 18,8% considera la democrazia in crisi, mentre il 13,1% si limita a una democrazia degli spettatori, ritenendo che i cittadini siano poco competenti o facilmente influenzabili.

Inoltre, il 50,9% dei soci ACLI propende per una visione della pace basata sul disarmo e sul rafforzamento delle organizzazioni internazionali, contro il 10,4% che sostiene una visione pragmatica legata all’uso della forza. “La nostra base associativa è una voce fuori dal coro, capace di immaginare un futuro radicalmente diverso, incentrato su giustizia e solidarietà”, ha commentato Manfredonia, citando i risultati della ricerca.

Le ACLI e il Terzo Settore: protagonisti del cambiamento sociale. Il presidente ha evidenziato il ruolo delle ACLI e del Terzo Settore come motori di coesione sociale e innovazione. "Siamo il collante delle comunità, capaci di rispondere ai bisogni locali con creatività e concretezza. Ma non vogliamo essere semplici esecutori di politiche pubbliche: siamo partner essenziali per costruire risposte reali e inclusive".

Accoglienza e cittadinanza: una rivoluzione necessaria. “Non possiamo tollerare che i giovani nati e cresciuti in Italia siano considerati stranieri solo per un passaporto”, ha affermato Manfredonia, chiedendo l’approvazione dello Ius Scholae come primo passo verso una cittadinanza piena. Ha poi difeso il lavoro delle ONG e delle realtà impegnate nell’accoglienza, condannando le campagne di delegittimazione che minano il valore della solidarietà.

Un invito all’azione e alla speranza. Concludendo la sua relazione, Manfredonia ha lanciato un appello: "Siamo chiamati a rispondere con un deciso ‘Eccomi!’. Credere nella pace, nella solidarietà, nella giustizia sociale è il nostro modo di affrontare il crepuscolo della storia e costruire un’alba nuova". Ha invitato tutti i delegati a essere protagonisti di un cambiamento coraggioso, capace di dare voce e speranza a chi è rimasto indietro.

Nella giornata di ieri sono intervenuti Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, e Stefania Proietti, presidente della Regione Umbria. 

CONTE. Conte ha aperto il suo intervento con una riflessione sul cambiamento del contesto globale, segnato da conflitti e divisioni. "Due anni fa davamo per scontata la pace, oggi siamo immersi in una logica di guerra che rischia di diventare permanente," ha dichiarato. Ha criticato duramente il sistema mediatico occidentale, che spesso etichetta come “filo-putiniani” o “antisemiti” coloro che chiedono il rispetto del diritto internazionale e una soluzione diplomatica ai conflitti, sia in Ucraina che a Gaza.

L’ex premier ha denunciato lo sterminio in atto nella Striscia di Gaza, con oltre 45.000 vittime . "Mi vergogno del silenzio del governo”, ha affermato, aggiungendo che l’Unione Europea sembra più concentrata su una “transizione militare” che su quella ecologica.

Passando ai temi interni, Conte ha parlato della crisi della democrazia, evidenziata dall’alto tasso di astensione elettorale. “IL Movimento 5 Stelle ha scelto di mettersi in discussione con un processo di tre mesi di confronto e con un nuovo voto interno. Siamo ripartiti senza avere grilli per la testa, offrendo una nuova forma di partecipazione democratica."

Sull’abbandono del voto da parte di molti cittadini, ha sottolineato: "La metà degli italiani non va a votare. La politica deve interrogarsi su come riavvicinarsi alle persone”. Ha poi proposto il voto elettronico per i fuori sede e il coinvolgimento dei giovani a partire dai 16 anni. Conte ha inoltre ricordato le battaglie del suo Movimento per contrastare l’autonomia differenziata, una riforma che rischia di distruggere la coesione sociale. "Occorre investire in welfare e istruzione, non in armamenti," ha concluso, ribadendo il bisogno di una politica che risponda ai bisogni reali delle persone.

LANDINI. Maurizio Landini ha focalizzato il suo intervento sulla necessità di riportare la pace al centro del dibattito politico e sociale, definendola una battaglia che richiede coraggio e determinazione. "Viviamo in un’epoca in cui la guerra è normalizzata, e questo ha effetti devastanti non solo sui conflitti, ma anche sulla vita quotidiana delle persone," ha affermato.

Landini ha denunciato il legame tra la crisi democratica e l’aumento della precarietà: “La metà degli italiani non vota, mentre il lavoro è sempre più svalorizzato. Non possiamo accettare un modello di impresa che alimenta competizione e individualismo, rompendo la solidarietà.” Ha inoltre sottolineato come l’attuale governo stia mettendo in discussione i diritti e le rappresentanze sociali: “Il decreto sicurezza non aumenta la sicurezza, ma limita gli spazi di partecipazione. La vera sicurezza è la pace, il diritto a non morire sul lavoro, alla parità di genere, e alla libertà di restare nel proprio Paese senza paura.”

BELLUCCI. Il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, ha posto l’accento sul valore unico del Terzo Settore italiano, definendolo un modello di cui essere fieri. "Il mondo del Terzo Settore è un unicum italiano, che ancora oggi è sconosciuto a livello europeo. L’Europa non comprende la dignità e la grandezza di questo sistema," ha affermato. Bellucci ha rassicurato le organizzazioni sul tema dell’IVA: "Non metteremo in difficoltà le realtà del Terzo Settore. In attesa delle risposte dell’UE, prorogheremo le attuali." Ha inoltre illustrato strumenti messi in campo dal governo, come il social bonus per chi dona e l’amministrazione condivisa, ribadendo l’importanza di un’alleanza tra pubblico, privato e privato sociale.

"Uno Stato forte ha bisogno di una società forte, ed è mio impegno portare avanti questo mandato con voi," ha concluso, riaffermando il suo sostegno al Terzo Settore come elemento imprescindibile del tessuto sociale italiano.

PROIETTI. Stefania Proietti, neopresidente della Regione Umbria, ha evidenziato la necessità di coinvolgere i giovani e ricostruire la loro fiducia nella politica. "Il voto dei giovani tra i 18 e i 24 anni è stato determinante per la nostra vittoria. Ora dobbiamo lavorare per riportare tutti i cittadini alla partecipazione e al coraggio di scegliere," ha dichiarato.

Proietti ha ricordato il suo legame con le ACLI, associazione che l’ha ispirata nei suoi primi passi in politica: "Vent’anni fa, proprio alle ACLI in Umbria, ho parlato per la prima volta di cambiamenti climatici. Da allora, non ho mai dimenticato il valore di una politica fatta con la P maiuscola." Ha concluso sottolineando la centralità dei temi sociali nel suo programma di governo, dalla sanità pubblica al sostegno ai più fragili, invitando a lavorare insieme per costruire una società più inclusiva e giusta.

Il Congresso Nazionale proseguirà oggi, con l’elezione del nuovo presidente nazionale e la definizione delle linee guida per il prossimo quadriennio, consolidando il ruolo delle ACLI come promotori di giustizia sociale e solidarietà. (1 dic – deg)

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