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Manovra, Gadda (IV): Cdx tassa la bontà, basita da misure su terzo settore

Roma, 20 dic - “Quando torna il centrodestra al governo si tassa la bontà, ci sono delle misure che veramente lasciano basiti”. Così Maria Chiara Gadda, deputata di Italia Viva, che nel giorno in cui è prevista l’approvazione della legge di bilancio in prima lettura alla Camera, si è soffermata sulle misure previste – e su quelle mancate – per il terzo settore. Non soltanto, spiega Gadda, “non si è mantenuta la promessa del 5 per mille per le risorse che i contribuenti assegnano in dichiarazione dei redditi alle realtà di volontariato, di associazionismo che ci sono sul territorio: il tetto ormai è superato da anni, bisognava aggiungere poche risorse per consentire di distribuire quel plafond alle associazioni per il 5 x mille”. Ma la cosa più grave “è quello che c'è nella legge di bilancio, la stretta sulle detrazioni ai redditi sopra i 75mila euro che di fatto mette in concorrenza le detrazioni per le spese universitarie, per le ristrutturazioni edilizie, con le donazioni che ormai da anni i cittadini fanno al terzo settore, che sono importantissime per acquistare ambulanze, celle frigorifere per portare il cibo nelle mense solidali”. Ma non è tutto, sottolinea la deputata di IV, perché a questo “si unisce un altro elemento: l’articolo della legge di bilancio che sostanzialmente mette sullo stesso piano un ministero o un ente pubblico con le fondazioni o con gli enti di terzo settore sulla spending review”. Secondo Gadda “è giusto che si chieda alle istituzioni pubbliche di gestire i servizi in modo oculato, ma farlo con il terzo settore è raccapricciante: nel momento in cui la povertà assoluta e relativa cresce, la classe media è in difficoltà, noi dobbiamo mettere il terzo settore in condizione di utilizzare le risorse, che sono risorse proprie. Che vengono – venivano? - dalle donazioni, dal 5xmille, dalle eredità dei cittadini, soldi che si utilizzano poi per l'interesse generale. E questo governo ha deciso di punire i 5 milioni e mezzo di volontari e un milione di lavoratori del terzo settore che sono in grado oggi di mantenere coese le nostre comunità". Anche, tra l’altro, “in maniera sostitutiva rispetto allo Stato, perché oggi alcuni servizi, a partire da quelli sanitari, del trasporto disabili e anziani, e alcune attività di ricerca in ambito sanitario le fa il terzo settore. Non certo il governo Meloni”.

(PO / Sis)

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