“Immaginiamoci cosa sarebbe il calcio se cancellassimo tutto quello che è stato fatto negli ultimi anni. Il caos”. Così, in una intervista a La Stampa, Roberto Rosetti, a capo della divisione arbitrale della Uefa con il compito di crescere e scegliere gli arbitri per le coppe e per le fatiche delle nazionali, commenta la proposta della Var “a chiamata”. “Nelle Competizioni europee abbiamo un intervento Var ogni tre partite, ogni possibile situazione arbitrale viene analizzata (quest'anno in 660 partite con il Var, 3020 check, 214 interventi Var). Vi faccio una domanda: se agli allenatori o ai capitani venisse concessa la possibilità di chiamare l'intervento Var due volte a partita, siamo sicuri che la fluidità del gioco stesso non verrebbe intaccata? E se ci fosse un errore evidente a challenge terminati?”, “potrebbe generare più equivoci che chiarezza” e “modificherebbe l'utilizzo del Var così come lo conosciamo: palla agli allenatori o capitani o palla alla chiamata così come da protocollo attuale. Tutte e due insieme non sarebbe attuabile, stravolgerebbe il calcio”. E conclude: “Per me la Var è Argentina-Messico, ottavi di finale del Mondiale 2010. Tevez segna la rete dell'1-0 in fuorigioco, tutto il mondo può rivedere quello che io, arbitro della partita, non posso… Un errore. Tornai a casa, credo che la finale di quel Mondiale sarebbe toccata a me…”. (27 dic - red)
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