La Stampa intervista Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore capo di Milano in vista del primo ok alla separazione delle carriere mentre la polemica sulla “giustizia politicizzata” non si spegne anche se il sistema dà prova di capacità di equilibrio. “Il pubblico ministero può fare prima le indagini e poi chiedere la condanna, un giudice terzo e imparziale decide autonomamente. Ma capisco che per chi ha subito il processo resta il fatto di essere stato a lungo inquisito”. Si può forse sottovalutare il lato umano del processo? “Mai sottovalutato. Quello che si potrebbe fare, con un impegno comune di politica, magistratura, avvocatura e università, sarebbe occuparsi di un aspetto di solito trascurato: la lentezza dei processi”. Bruti Liberati punta l’indice contro “il contesto” di “attacchi sconsiderati” alla giustizia. “Tali vanno considerati, per esempio, quelli di Elon Musk. Grave è che non reagisca chi rappresentale istituzioni”. Il ministro della Giustizia? “Prendiamole carceri: ho perso il conto dei suicidi di quest’anno. Cosa si è fatto? Per eludere la liberazione anticipata speciale – la cancellazione per buona condotta di un tot numero di giorni di pena – si è modificata la procedura in un modo che nel migliore dei casi non accelera e nel peggiore rallenta. Ancor più sorprendente è il sottosegretario alla Giustizia Delmastro, responsabile del personale penitenziario, che di fatto plaude ai metodi forti degli agenti”. (7 GEN - deg)
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