L’immagine dell’abbraccio con il compagno Daniele Raineri appena atterrata in Italia e un primo messaggio scritto su Instagram stamattina, dopo circa tre settimane di detenzione nel carcere di Evin, in Iran. La giornalista Cecilia Sala ha affidato a Instagram le sue parole: “Ho la fotografia più bella della mia vita, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo - ha scritto - Non ho mai pensato, in questi 21 giorni, che sarei stata a casa oggi. Grazie”. Una libertà diventata simbolo di un’opinione pubblica e una politica unita in modo bipartisan, oltre che arte, grazie al murales di Tvboy comparso a Roma con la scritta “Freedom”. Ora un’informativa con il verbale di audizione della giornalista verrà ora trasmessa in Procura, a Roma, dopo essere stata sentita dai carabinieri del Ros per alcune ore all'aeroporto di Ciampino. Una volta a disposizione dei pm, sarà valutata l’eventualità dell’apertura di un fascicolo di indagine. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione della conferenza stampa alla Camera dei deputati organizzata dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e dall'Associazione stampa parlamentare, ha raccontato: “Quella di ieri è stata una bella giornata per il Sistema Italia, per me: non ho provato emozione più grande in questi due anni di quando ho potuto chiamare una madre per dirle che sua figlia stava tornando a casa”. “È stato un lavoro complesso di triangolazione diplomatica con Iran e Stati Uniti - ha proseguito la premier - non c’è stato un vero momento di svolta, ma un’attenzione costante. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi ma siamo pronti a tornare al Copasir se venisse richiesta una ulteriore interlocuzione. In Iran oggi sono presenti oltre 500 italiani e quindi bisogna essere molto cauti”.
La vicenda è stata commentata sul Corriere della Sera anche dal vicepremier e ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale Antonio Tajani: “Sono stati giorni difficili, abbiamo lavorato di continuo, li abbiamo trascorsi dedicando al caso ogni sforzo - ha raccontato - Oggi possiamo dire che c'è stato un lavoro di squadra fra governo, intelligence, diplomazia e anche con la famiglia che è stata bravissima a gestire la situazione e il silenzio stampa. E c'è stato un intervento diretto della premier, che ha partecipato a tutte le riunioni. Poi la situazione si è sbloccata per davvero l'ultima notte. La discrezione, il lavoro incessante portano risultati”. Come ha specificato Tajani, “la Farnesina si impegna per ogni italiano all'estero in difficoltà, questo era un caso particolarmente delicato. Conosco il papà di Cecilia, è chiaro che ho condiviso la sua preoccupazione di padre, ma ripeto: per noi tutti gli italiani che hanno bisogno di aiuto sono uguali”. Per quanto riguarda il comportamento dell’opposizione, il ministro ha riconosciuto che il comportamento è stato responsabile, esclusa qualche isolata voce polemica. Il titolare della Farnesina, inoltre, ha affermato che l’Italia mantiene rapporti con tutti i Paesi del Medio Oriente, anche con quelli di cui non condivide politica e azioni. “Non a caso abbiamo tenuto aperti i rapporti politici con l'Iran, abbiamo tenuto aperta l'ambasciata in Siria”, ha sottolineato il vicepresidente del Consiglio, aggiungendo che non c’è uno scambio tra la liberazione di Sala e quella dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, poiché “sono due cose separate, lo hanno spiegato anche le autorità iraniane”. Un caso, quello di Abedini, che tuttavia non sembra ancora terminato. Per Meloni, infatti, è “al vaglio tecnico e politico del ministero della Giustizia, è una vicenda che bisogna continuare a discutere anche con i nostri amici americani. Il lavoro è ancora complesso, non si è concluso ieri”.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio infatti, intervistato da La Stampa, ha commentato la situazione di Abedini Najafabadi, detenuto in Italia su mandato di arresto degli Stati Uniti. “La situazione di Abedini è squisitamente giuridica, e va studiata nella sua complessità, indipendentemente dal felice esito della vicenda Sala - ha chiarito il guardasigilli - Dell'estradizione è prematuro parlare, anche perché sino ad ora la richiesta formale non è ancora arrivata al nostro ministero”. Ma la situazione dell’ingegnere iraniano, accusato di aver fornito all'Iran componenti elettronici usati per droni militari, rimane poco chiara. Ieri sera sono arrivati commenti sulla vicenda anche dagli Stati Uniti. Da una parte il consigliere per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, che ha fatto sapere in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti che il caso di Cecilia Sala è stata una decisione del governo italiano ed è Roma che deve rispondere a domande specifiche. Dall’altra il Wall Street Journal, secondo il quale nell’accordo tra Roma e Teheran sarebbe compreso anche il rilascio di Abedini Najafabadi. Al momento, come confermato dallo stesso Nordio, la questione rimane complessa. Ciò che resta, come confermato dai vertici istituzionali e politici italiani nella giornata di ieri, è la constatazione che il lavoro di squadra tra intelligence, diplomazia e politica ha dimostrato la sua forza. (9 GEN - gci)
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