Le associazioni dei familiari delle vittime di stragi e terrorismo hanno espresso una dura critica nei confronti dell'articolo 31 del DDL Sicurezza, attualmente in discussione in Parlamento. Secondo il comunicato rilasciato dal Coordinamento delle Associazioni Familiari delle Vittime di Stragi, la proposta legislativa rappresenta una minaccia per i principi fondamentali della democrazia.
L'articolo 31, definito come eversivo e incostituzionale, attribuirebbe maggiori poteri agli apparati di sicurezza dello Stato, includendo la possibilità di commettere reati con la sola condizione di un'informativa al capo del governo. Tale misura è percepita come una legittimazione della criminalità istituzionale e un grave rischio per la sicurezza e i diritti dei cittadini.
Il comunicato sottolinea come, nella storia del Paese, esponenti degli apparati di sicurezza siano stati coinvolti in atti criminali, depistaggi e coperture di eventi drammatici, dalle stragi di Portella della Ginestra a quelle di Piazza Fontana, Bologna e Capaci. L'introduzione di tali poteri senza adeguati controlli, argomentano le associazioni, non farebbe altro che aggravare una situazione già compromessa. La critica non si limita alla concessione di poteri straordinari, ma evidenzia anche un disegno più ampio di trasformazione dello Stato di diritto in uno "stato securitario". Questo si manifesta, secondo i firmatari, attraverso altre modifiche legislative, come la limitazione delle intercettazioni giudiziarie, la depenalizzazione di reati come l'abuso d'ufficio e l'introduzione di ostacoli al funzionamento della giurisdizione. Di fronte a questo scenario, le associazioni chiedono con forza la cancellazione dell'articolo 31 dal DDL Sicurezza e propongono l'avvio di un tavolo tecnico per stabilire misure che garantiscano il controllo sull'operato degli apparati di sicurezza, senza travalicare i principi costituzionali.
La denuncia si conclude con un appello accorato alla tutela dei diritti fondamentali e dei principi democratici, ribadendo che non può esserci compromesso tra la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legge. "Non può esserci differenza fra chi dovrebbe garantire la giustizia e chi compie crimini contro la sicurezza nazionale", affermano i firmatari, tra cui molte personalità legate alle principali tragedie della recente storia italiana.