Poco più di trent’anni fa, il prefetto Pietro Soggiu, primo direttore della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dipartimento della Pubblica Sicurezza), non perdeva occasione per sottolineare ai suoi più diretti collaboratori come negli anni seguenti il mare sarebbe diventato l’itinerario privilegiato dai narcotrafficanti per il trasferimento di sempre più consistenti carichi di cocaina verso i mercati mondiali.
Per questo parlava di mare “pescoso” dove sarebbe stato sufficiente buttare la rete e aspettare fiduciosi che qualche carico di polvere bianca restasse impigliato.
E’andata così aumentando la vigilanza in mare delle forze di sicurezza dei paesi centroamericani ed europei e i risultati sono arrivati negli anni seguenti con importanti operazioni e sequestri di ingenti quantitativi di cocaina. Attività proseguite anche nella parte finale del 2024 e in questi primi giorni del 2025 con il sequestro, a Siviglia, di 7 tonnellate di cocaina, di altre 2 su una nave nel porto francese di Le Havre, di 9 tnascoste in un carico di banane nella Repubblica Dominicana, di altre 3 a bordo di un peschereccio battente bandiera venezuelana intercettato a circa mille miglia dalle Canarie, e di altri carichi rilevanti nel Salvador, in Guatemala ma anche nel porto di Genova, in un container proveniente dall’Ecuador. Dunque il traffico e il consumo di cocaina continuano a crescere in molti paesi ed anche in Italia dove negli ultimi anni i quantitativi sequestrati dalle forze di polizia sono più che quintuplicati passando dalle 3,5 tonnellate nel 2018 alle 20 del 2023 ( alla fine del 2024 i dati provvisori e ufficiosi indicano in circa 12 tonnellate i sequestri di cocaina). Considerando la popolazione di 15-74 anni residente in Italia, risultano sequestrati circa 40kg di cocaina ogni 100mila residenti, valore che sale a 300kg in Calabria e a 100kg in Sicilia e Liguria. L’aspetto che desta particolare preoccupazione è l’aumentato consumo di cocaina tra i giovani con un trend in crescita dal 2021 che raggiunge valori superiori a quelli pre-pandemia come annota la “Relazione 2024 al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia” sottolineando come “quasi 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver fatto uso di cocaina nel 2023, quota che, rispetto al totale della popolazione studentesca, sale in un anno dal 1,8% al 2,2%”.
La criminalità del narcotraffico, dunque, continua ad essere da noi e in molti paesi del mondo, minacciosa, angosciante, pervasiva. Stando alla osservazione diretta,alle informazioni contenute nelle relazioni degli organismi competenti, a livello interno e nelle sedi di confronto internazionale,i la situazione è andata peggiorando; l’efficienza delle forze di polizia nell’ambito dei singoli paesi , al di là della buona volontà degli individui, dei successi isolati ( che possono far perdere di vista la massa dell’iceberg che rimane sommersa), non riesce a controllare se non una percentuale minima delle attività illecite nel traffico degli stupefacenti anche nelle nazioni ritenute più civili, ricche e organizzate.
In queste i problemi possono consistere, riduttivamente, nella pluralità e nella conseguente frammentazione operativa degli organismi competenti, nelle carenze e gelosie del coordinamento tra loro, nella insufficienza degli stanziamenti di bilancio, nella inadeguatezza della preparazione del personale. Ma queste che sono deficienze già relativamente gravi, diventano passivi enormi nei paesi del terzo e quarto mondo, dove i mezzi finanziari sono inconsistenti e il livello di istruzione degli uomini minimo. In questo scenario i paesi dell’Africa, dell’Asia, il Medio Oriente, l’America Latina, l’Est europeo presentano una situazione di instabilità endemica accresciuta dalle guerre in atto che favoriscono enormemente i giochi e gli interessi delle multinazionali del crimine; sono, tra l’altro,il terreno ideale per il traffico di droga e di armi. Intanto, il consumo di droghe di vario genere si va diffondendo sempre più con effetti devastanti per la salute delle nuove generazioni in tutti i paesi, anche in quelli del terzo e quarto mondo. Viviamo tra mine vaganti, pronte a esplodere, con conseguenze imprevedibili, non appena il contesto mondiale fornirà loro le condizioni favorevoli.
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