Il tanto atteso annuncio del raggiungimento di un accordo per porre fine alla carneficina nella Striscia di Gaza è giunto nella serata di ieri per bocca del primo ministro del Qatar Mohammed Ben Abderrahmane Al Thani il quale ha reso noto che Hamas ha approvato l’intesa per il cessate il fuoco con Israele. Intesa che nelle prossime ore dovrà comunque passare al vaglio del voto del governo dello Stato ebraico. Sebbene diversi membri intransigenti della coalizione del Primo Ministro Benjamin Netanyahu si oppongano all'accordo, si prevede che non avrà problemi a ottenere l'approvazione della maggioranza nel gabinetto di sicurezza più piccolo e, successivamente, nel gabinetto completo. Dopodiché, saranno pubblicati gli elenchi dei prigionieri di sicurezza palestinesi destinati alla liberazione, per consentire alle parti interessate di presentare petizioni all'Alta Corte contro il loro rilascio. Tuttavia, la corte non è mai intervenuta in tali decisioni governative in passato ed è altamente improbabile che lo faccia questa volta.
Va detto però che, alle 23 ora italiana, un comunicato stampa dell'ufficio di Netanyahu, ha specificato che l’accordo di tregua formalizzato dal Qatar non è ancora del tutto chiuso. Nel comunicato di Tel Aviv si legge che “Una dichiarazione ufficiale del primo ministro Benjamin Netanyahu sull'accordo sarà pubblicata solo dopo la definizione degli ultimi dettagli, che sono in fase di definizione in questo momento”. Fatti salvi, dunque, colpi di scena ancora impossibili da escludere, questa intesa senza vincitori, frutto delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti, Egitto e Qatar, dovrebbe consentire, a partire da domenica, la fine dei combattimenti in territorio palestinese, dove sono state uccise più di 46mila persone, e la liberazione graduale aumento del centinaio di ostaggi ancora nelle mani di Hamas (34 dei quali sono già morti, secondo Israele), dopo l’efferato attacco del 7 ottobre 2023.
Secondo l’accordo negoziato tra Hamas e Israele, a scattare sarà innanzitutto un cessate il fuoco di sei settimane e la possibilità per i civili palestinesi di spostarsi in tutto il territorio. Durante questa prima fase, centinaia di prigionieri palestinesi detenuti in Israele verrebbero rilasciati, in cambio della liberazione di 33 ostaggi detenuti da Hamas, tra cui due americani (bambini, donne, persone sopra i 50 anni, feriti e malati). Gli aiuti umanitari, in gran parte bloccati per mesi da Israele, dovrebbero affluire. Poi inizierà la Fase 2, con il rilascio dei restanti ostaggi e il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia. Al Thani ha comunque specificato che “i dettagli riguardanti le fasi due e tre saranno definiti durante l'attuazione della prima fase”. Dalla Casa Bianca, il presidente uscente Joe Biden, il cui mandato scadrò lunedì 20 gennaio, il giorno dopo l'entrata in vigore dell'accordo, ha precisato che “Israele negozierà le modalità necessarie per raggiungere la fase due, che rappresenta la fine definitiva della guerra”. Circondato dalla vicepresidente Kamala Harris e dal segretario di Stato Anthony Blinken, Biden si è detto “felicissimo” che gli ostaggi siano stati rilasciati dopo l'accordo di Gaza, specificando di aver lavorato “in squadra” sull'accordo con la prossima amministrazione.
Nell’attesa che effettivamente il cessate il fuoco diventi operativo, nella Striscia però si continua a morire. La protezione civile della Striscia di Gaza ha infatti riferito questa mattina di sette morti in due attacchi israeliani. Uno di questi è stato il bombardamento di una casa nel quartiere Rimal di Gaza che ha provocato la morte di cinque persone e il ferimento di oltre dieci. Nel centro della stessa città, due persone sono morte in un secondo attacco contro un edificio.
(16 GEN - deg)
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