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GAZA, NELLA NOTTE
SIGLATA LA TREGUA

GAZA, NELLA NOTTE <BR> SIGLATA LA TREGUA

È giunta finalmente, nella notte, la conferma da parte dell’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, della firma, a Doha, dell’accordo per il cessate il fuoco a Gaza da parte delle delegazioni di Tel Aviv e Hamas. In seguito a ciò, il premier ha convocato una riunione del gabinetto di sicurezza per la giornata odierna, al fine di votare l'accordo. Tuttavia, la riunione plenaria del governo non è prevista prima di domani sera, ha affermato un portavoce di Netanyahu, spiegando che gli oppositori dell'accordo devono avere 24 ore di tempo per presentare ricorso all'Alta Corte di giustizia. Secondo quanto reso noto dalle autorità ebraiche, sono state aggiornate anche le famiglie dei 98 ostaggi, alle quali è stato assicurato che il premier ha incaricato le autorità di collaborare ai preparativi per l'accoglienza dei prigionieri che saranno liberati come parte dell'accordo. “Lo Stato di Israele è impegnato a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, compreso il ritorno di tutti i nostri ostaggi, sia vivi che morti”, ha aggiunta l'ufficio di Netanyahu.

TRUMP. Da parte sua, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che l’accordo per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi non sarebbe mai stato raggiunto senza la pressione sua e della sua amministrazione entrante.

“Se non fossimo stati coinvolti in questo accordo, questo non sarebbe mai avvenuto”, ha affermato il Tycoon. "Abbiamo cambiato il corso delle cose, e lo abbiamo cambiato velocemente, e francamente è stato meglio che sia stato fatto prima che io prestassi giuramento", ha aggiunto.

BIDEN. Intervistato dalla MSNBC, il presidente democratico uscente degli Stati Uniti Joe Biden ha invece affermato che Netanyahu “deve trovare un modo per soddisfare le legittime preoccupazioni” dei palestinesi per la sostenibilità a lungo termine di Israele. Biden ha spiegato di aver insistentemente “ricordato al mio amico, ed è un amico anche se ultimamente non andiamo molto d'accordo, Bibi Netanyahu, che deve trovare un modo per soddisfare le legittime preoccupazioni di un vasto gruppo di persone chiamate palestinesi, che non hanno un posto dove vivere in modo indipendente”.

BLINKEN. Intanto, pochi giorni prima del suo addio alla Casa Bianca, con l'entrata in carica lunedì dell'amministrazione Trump, il capo della diplomazia americana, Antony Blinken, ha difeso tenacemente la politica degli Stati Uniti in Medio Oriente, ampiamente criticata per il suo sostegno a Israele dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza. La sua conferenza stampa, che si è tenuta nella sala riunioni del Dipartimento di Stato, è stata interrotta più volte dai giornalisti indipendenti critici nei confronti della politica americana, i quali hanno accusato Blinken di complicità nel genocidio. Per uno di questi è scattato l’allontanamento quando ha gridato a Blinken “Il tuo posto è all'Aia”, ovvero alla sbarra della Corte penale internazionale (CPI). Parlando del cessate il fuoco, Blinken, ha affermato che “questo sarà un momento di possibilità storica per la regione e ben oltre”. Ma “occorrerà un grande coraggio politico, trovando compromessi per realizzare questa possibilità, cercando di garantire che i guadagni ottenuti negli ultimi quindici mesi, a costi enormi, siano effettivamente sostenibili”.

G7. Anche i leader dei paesi del G7 hanno definito l’accordo di tregua a Gaza “uno sviluppo significativo” e hanno invitato Hamas e Israele a lavorare per la sua “piena attuazione”. "Esortiamo tutte le parti a negoziare in modo costruttivo le fasi successive dell'accordo, per garantire la sua piena attuazione e la fine definitiva delle ostilità”, viene auspicato in una nota.

(17 GEN - deg)

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