Il lampo che balugina in fondo al tunnel non è ancora luce, ammette in un’intervista alla Stampa lo scrittore israeliano Etgar Keret. “Il vero problema – spiega - è che Benjamin Netanyahu ha dovuto accettare un accordo che non vuole perché in questo momento gli sarebbe costato di più opporvisi. Temo che farà di tutto per lasciarlo incompleto. Finché ci saranno ostaggi a Gaza il premier potrà rivendicare l'emergenza e continuare una guerra che distoglie l'attenzione dal suo fallimento politico, dall'incompetenza, dalla corruzione, dallo sdoganamento del fascismo religioso, dalla moglie e dal figlio beatamente a Miami. È come se gli israeliani fossero immersi in una nebbia alimentata da lui, il giorno in cui si dissolverà vedranno la realtà”. “In realtà, sebbene abbia sempre incolpato del sabotaggio la destra messianica e fascista, Netanyahu non vuole alcun accordo e lotterà con tutte le sue forze affinché non funzioni. Da maggio ascoltiamo dichiarazioni contraddittorie, si diceva che non ci potesse essere tregua senza la liberazione di tutti gli ostaggi e ci sarà, si diceva nessun cedimento sul corridoio Filadelfia e si cederà: nulla è chiaro se non il piccolo bieco interesse del premier, sul cui altare sono stati sacrificati migliaia di palestinesi, alcuni ostaggi, decine di soldati”. Teme di più l'odio di Hamas o la guerra di Netanyahu? “Non mi fiderò mai di Hamas ma mi fidavo del mio governo di cui invece non mi fido più. Netanyahu vuole tenere un piede a Gaza e Hamas sa che la pace sarebbe la propria fine, entrambi mineranno l'accordo accusandosi a vicenda. La società israeliana e quella palestinese sono come pazienti gravi a bordo di due ambulanze i cui autisti anziché correre all'ospedale giocano a dadi”. (17 gen - deg)
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