Ci sono due grandi sfide da affrontare, “la crisi della democrazia” e quella del «senso comunitario”. “I partiti da soli non ce la fanno, serve una mobilitazione forte, popolare”, dice ad Avvenire Graziano Delrio, senatore del Pd, ex ministro e, soprattutto, riferimento dell’associazione Comunità democratica, che domani vivrà un’attesa assemblea pubblica a Milano, evento preceduto nelle ultime settimane da un intenso dibattito sul rilancio del ruolo dei cattolici in politica. “Come associazione – spiega Delrio - abbiamo osservato la grande vitalità civica e patriottica della Settimana sociale di Trieste. Abbiamo visto un importante movimento dal basso, abbiamo ascoltato un grido degli amministratori impegnati nelle realtà locali e riteniamo che la politica non possa essere distratta quando energie così importanti si mostrano capaci di leggere la nuova realtà che abbiamo di fronte”. Serve un partito per canalizzare queste energie? “Per me il discorso è da ribaltare. Serve tornare a produrre cultura. Senza cultura non c’è politica. Meno che mai partiti veri, in grado di rispondere ai bisogni delle persone e delle comunità. La crisi della politica non si risolve serrando i gruppi dirigenti, ma riconnettendosi con i mondi vitali, con le associazioni, con gli amministratori, con chi risolve problemi importanti ogni giorno e lo fa non solo per una capacità tecnica, ma per una tensione morale, etica, per una visione del mondo”. Senza nascondersi, senatore, sono mesi in cui si è raggiunta la consapevolezza che il cattolicesimo democratico è al bivio: o riprende presenza, o diventa nostalgia. Lei cosa vede? “Trieste ha dimostrato che un fuoco, una brace c’è, in particolare tra i giovani e le donne. Il compito della politica è ravvivare questa brace. Quello che è certo, è che non possiamo più limitarci a custodire la cenere”. (17 GEN - deg)
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