Roma, 16 gen – “Sicuramente lunedì il pronunciamento della Corte” sull’ammissibilità del referendum sulla riforma della legge sulla cittadinanza “segnerebbe un prima e un dopo sulla lunga, ormai ventennale battaglia sul tema della riforma della 91/92. Questo aprirebbe a una campagna referendaria che mira ad avere una riduzione significativa, dimezzamento da 10 a 5 anni per la stanzialità richiesta per richiedere di diventare cittadini italiani. Questo investe due milioni e mezzo di persone, perché ovviamente sono genitori e famiglie che acquisendo la cittadinanza poi la trasmetterebbero anche ai figli minori che in questo momento non ne godono e che spesso vengono Limitati nei propri diritti sostanziali a livello formativo, lavorativo e di pensiero verso un futuro”. Così Ouidad Bakkali, deputata del Partito democratico, a margine di una conferenza stampa svoltasi alla Camera alla vigilia della pronuncia della Consulta, che è prevista per lunedì alle 9.30. “Siamo cautamente ottimisti – spiega la deputata dem - e vogliamo esserlo perché la speranza non è solo nostra, ma di tutte le vite che saranno investite da questo tema. I 60mola Click che hanno portato nella piattaforma a raggiungere le firme necessarie per presentare referendum dobbiamo trasformarli in milioni di voti reali di persone, quindi su questo vanno investiti tutti i partiti e le associazioni”. Secondo Bakkali, mentre la premier Meloni pochi giorni fa ha derubricato la questione cittadinanza parlando solo dir ritardi amministrativi, la società civile ha già maggiore consapevolezza perché “è già così composta, è già fatta da tante diversità, da tanto pluralismo” ed è quindi un errore “banalizzare e ridurre questa battaglia al mero aspetto amministrativo, ridurre a un ritardo questioni che spesso determinano porte chiuse o porte aperte per molti ragazzi che magari sognavano un concorso pubblico, di diventare giornalista o magistrato e non lo può diventare perché magari ha perso la finestra della cittadinanza o ha avuto un ritardo burocratico, perché spesso passano dai 2 ai 4 anni. Quindi abbassare i tempi e ridurre i tempi amministrativi sana una vergogna per la Repubblica, per la macchina dello Stato che non funziona. Altra cosa è prendersi la responsabilità di dare un netto cambiamento, di riconoscere una fetta importante di popolazione giovanile di questo paese che vuole essere riconosciuta e che vuole avere un degno futuro”.
(PO / Sis)
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