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MESSICO E CUBA, TRUMP
AGITA I VICINI DI CASA

MESSICO E CUBA, TRUMP <br> AGITA I VICINI DI CASA

Il discorso d’insediamento di Donald Trump, e soprattutto i primi decreti già firmati dal 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America nel suo primo giorno alla Casa Bianca, scuotono i vicini di casa del colosso americano, dal Messico a Cuba, che rischiano di essere almeno nell’immediato anche i più colpiti. In una conferenza stampa convocata appositamente all’indomani dell’annuncio di Trump di voler rimpatriare “milioni” di immigrati verso il Messico, la presidente Claudia Sheinbaum ha assicurato che “appoggeremo sempre i messicani che si trovano negli Stati Uniti”. Sottolineando però, e lasciando poi al cancelliere Juan Ramon de la Fuente il compito di dimostrarlo con i dati, come non si possa parlare di crisi migratoria in atto al confine californiano e texano degli Stati Uniti: “I flussi sono diminuiti del 78 per cento” grazie a una lavoro “iniziato ai tempi della presidenza di Lopez Obrador e implementato da questo governo”, ha detto de la Fuente. In ogni caso, il ministro degli Interni Rosa Icela Rodriguez ha annunciato il lancio della strategia “Mexico te abraza” per accogliere i cittadini che verranno rimpatriati dall’amministrazione Trump: ai migranti estradati in Messico verrà consegnata una carta (la Paisano Wellbeing Card) con duemila pesos (quasi 100 euro) per pagare le spese di trasporto verso le comunità di origine. Ma la strategia prevede anche l’inclusione dei migranti espulsi dagli Stati Uniti nei programmi sociali del governo federale, che comprendono l’accesso al trattamento pensionistico per gli anziani o disabili e borse di studio per i più giovani. E poi ancora “sostegni alle madri che lavorano e un programma sanitario ad hoc”.

Al largo della Florida, invece, è durato appena una settimana il sollievo per l’esclusione, firmata da Joe Biden il 14 gennaio, di Cuba dalla lista dei paesi che sostengono il terrorismo, perché uno dei primi atti di Trump è stato proprio quello di reinserirla in black list, con tutte le conseguenze del caso. “Il Presidente Trump, con un’azione arrogante e di disprezzo per la verità, ha appena ristabilito la fraudolenta designazione di Cuba  come Stato patrocinatore del terrorismo” ha scritto  X il presidente cubano, Miguel Díaz-Canel Bermúdez. “Non sorprende. Il suo obiettivo è continuare a rinforzare la crudele guerra economica contro Cuba con fini di dominio”.

Biden aveva revocato 78 azioni, ordini esecutivi e memorandum presidenziali, una decisione che avrebbe finalmente tolto un po’ di pressione economica sull’isola, invece ora “il risultato delle misure estreme d’assedio imposte da Trump  provocare  carenze nel nostro popolo e un incremento significativo del flusso migratorio da Cuba verso gli Stati Uniti. Questo abuso conferma i meccanismi unilaterali di coercizione del Governo degli USA. Prevarrà la legittima e nobile causa del nostro popolo, che ancora una volta vincerà”, ha affermato il Capo di Stato cubano.

 (Sis)

 

 

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