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Il crimine globalizzato
nel segno della finanza

Il crimine globalizzato <br> nel segno della finanza

di Piero Innocenti

La disinvoltura nelle strategie e nelle alleanze, la flessibilità nell’individuare sempre nuove rotte e nello stringere nuovi legami allorché la rete perde qualche maglia o subisce qualche strappo per qualche azione di contrasto, dimostra, ogni giorno di più, che la globalizzazione del crimine funziona. E spesso lo troviamo intrecciato con gli interessi, le operazioni, gli agenti delle organizzazioni politiche estremiste, rivoluzionarie e/o terroriste. Le esigenze di finanziamento, per il reperimento delle armi, per l’addestramento, per la sopravvivenza rendono il fenomeno quasi ineluttabile, e sempre più pericoloso.
Del resto gruppi o esponenti politici inseriti in un normale sistema democratico hanno speso fatto ricorso a finanziamenti di dubbia provenienza o sfacciatamente illeciti. Senza contare che le potenzialità di corruzione, dati gli ingenti profitti, inquinano, talvolta in modo determinante, le istituzioni dei paesi più avanzati e civili. Ci si chiede, allora, se funzioni altrettanto bene la globalizzazione delle risorse impiegate contro la criminalità organizzata.
Gli organismi internazionali e le varie agenzie dell’ONU, le polizie, le collaborazioni bilaterali e multilaterali tra i vari paesi del mondo sicuramente hanno riportato vittorie parziali nel campo. Esiste un problema di uniformità e di conformità nelle leggi, nei sistemi operativi, nella disponibilità delle risorse che si vogliono impiegare. Da questo punto di vista i problemi politici, sociali ed economici e  anche di cultura e di mentalità, che possono dividere un paese dell’altro, sono senz’altro gli ostacoli da superare, con pazienza e perseveranza, ma è indubbio che certe resistenze abbiano invece a che fare con coinvolgimenti più o meno marcati, più o meno visibili, più o meno forti con il sistema di relazioni che le varie mafie riescono a creare. Non a caso, il settore finanziario è il più impermeabile.
Il traffico internazionale degli stupefacenti, anche nel 2024, ha rappresentato ancora la fonte maggiore di proventi illegali. Tuttavia il fenomeno del riciclaggio legato alla criminalità finanziaria è in crescita vertiginosa e le tecnologie dei cyber pagamenti non sono più soltanto mere ipotesi. Tutti sono convinti , ormai da diversi anni, che nel contrasto alla grande criminalità organizzata la strategia  da seguire sia quella dell’attacco alle ricchezze di provenienza illecita, perché sino a quando le organizzazioni criminali avranno il potere economico che hanno attualmente, tutti gli altri interventi di contrasto di tipo internazionale saranno soltanto un tentativo precario di fronteggiare le varie emergenze ma non andranno mai alla radice del fenomeno.
Il campo di azione criminale è aumentato grazie anche alle opportunità offerte dalla internazionalizzazione dei mercati finanziari, dai controlli meno rigidi ai confini, dagli straordinari progressi nel settore delle comunicazioni, dai nuovi scenari politici mondiali che si sono andati delineando negli ultimi venti anni. Si è parlato molto di abolizione del segreto bancario e, ancor più, di abolizione dei paradisi fiscali ma siamo sempre nel regno delle ipotesi che non si realizzano. D’altra parte, invece, la ricerca di sempre nuove forme di attività illecite, particolarmente lucrose, caratterizza le holding del crimine, la cui attività di riciclaggio di denaro sporco ha raggiunto cifre con quattordici zeri.
 E’ certamente su questi scenari ed in queste direzioni che occorre intensificare l’attività informativa (momento essenziale della prevenzione), garantendo strutture centrali di polizia snelle, ossia non eccessivamente burocratiche, e di elevato profilo , in stretto collegamento con le autorità locali dei vari paesi ed in grado di interloquire su tutti gli aspetti della criminalità organizzata.

(© 9Colonne - citare la fonte)