Roma, 23 gen - “Noi eravamo lì quando è stato raggiunto l’accordo: è stato un momento di speranza, anche se abbiamo subito capito che bisognava essere molto prudenti. Di fatto, è vero che l’accordo è stato raggiunto ma deve essere portato a termine nelle sue tre fasi, e c’è timore nella società israeliana come in quella palestinese che non si arrivi fino alla fine di questo accordo, che sancirebbe anche la fine delle ostilità”. Così Laura Boldrini, presidente del Comitato permanente ella Camera sui diritti umani nel mondo, che oggi insieme al vicepresidente Emanuele Loperfido ha promosso una conferenza stampa per relazionare sulla missione svolta in Israele e Cisgiordania dal 12 al 16 gennaio. Ad introdurre i lavori Giulio Tremonti, presidente della Commissione esteri della Camera, presso cui è incardinato il Comitato. “Ci sono – aggiunge - partiti israeliani che vogliono la guerra, e i parenti degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas temono di non rivederli più se non si mantengono le tre tappe dell’accordo. Ci vuole cautela anche perché è stata avviata un’offensiva militare, che non si vedeva più da molti anni, a Jenin e in gran parte della Cisgiordania. Sono aumentati i check-point, arrivati quasi a 900: la vita sotto occupazione non è vita, perché non ci sono certezze, non hai la libertà di spostarti nella tua terra, non sai se e quando arriverai a lavoro, a scuola, all’università: a volte le donne sono costrette a partorire al check-point perché non fanno passare le ambulanze. Ci hanno detto che non si può parlare di diritti umani sotto occupazione: questo è il messaggio che ci arriva forte e chiaro, abbiamo parlato con gli avvocati sia israeliani che palestinesi, la condizione dei detenuti è drammatica, non si era mai arrivati a una situazione così degradante neanche ai tempi della seconda Intifada”. Secondo l’ex presidente della Camera “dal 7 ottobre in poi c’è stata una compressione anche delle libertà democratiche in Israele, come ci hanno confermato i parlamentari di opposizione: se si manifesta contro la guerra si finisce per essere arrestati, se in Parlamento si critica la politica di Netanyahu si viene portati fuori con la forza e allontanati per mesi. Si fanno leggi contro l’Unrwa, si fanno le sanzioni contro la Corte penale internazionale: è come se si fossero rotti gli argini, lo abbiamo visto anche nei metodi dell’esercito israeliano: parlando con ex militari, ci hanno raccontato di un cedimento della disciplina e che quello che sta succedendo a Gaza non sarebbe mai stato immaginabile in precedenza”. “Le due parti – sottolinea infine Boldrini - sono troppo ferite, non riusciranno da sole ad arrivare a una tregua duratura e a una riconsiderazione del passato, quindi c’è tanto bisogno che la comunità internazionale sia al loro fianco per accompagnare questa fase fino alla tregua finale, al processo di pace e alla creazione dello Stato di Palestina: c’è una risoluzione delle Nazioni Unite del 1947 che è ancora sulla carta, se non ci sarà lo Stato di Palestina non ci sarà pace e sicurezza né per i Palestinesi, né per gli israeliani”. (PO / Roc) ////
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