È scattato alle prime luci dell’alba il controesodo verso il nord della Striscia di Gaza dei palestinesi che erano sfollati nel sud dell'enclave. Si tratta di decine di migliaia di persone in viaggio verso i quadranti della Striscia che erano stati dichiarati off-limits dall’esercito israeliano e che, di fatto sono stati rasi al suolo. La stragrande maggioranza di chi farà ritorno non troverà infatti altro che rovine. Nonostante ciò, le immagini che giungono questa mattina da questo martoriato lembo di terra mediorientale, immortalano un fiume di gente in cammino lungo la costa verso i quartieri che adesso sono di nuovo “aperti”. L’ufficialità di ciò è giunta poco dopo la mezzanotte con un comunicato stampa dell'ufficio di Benjamin Netanyahu, nel quale si spiega che “nell'ambito degli accordi” con Hamas, Israele autorizza il passaggio degli abitanti di Gaza verso il nord della Striscia a partire da questa mattina. Il comunicato stampa diffuso nella notte tra domenica e lunedì dall'ufficio del primo ministro israeliano “ricorda che Israele non tollererà alcuna violazione dell'accordo” e che il suo governo continua “ad agire per la restituzione di tutti gli ostaggi, dei vivi e i morti.
L’ufficio del premier ha inoltre rivelato l'identità di due dei tre ostaggi che saranno rilasciati giovedì. "In questa fase verranno rilasciati Arbel Yehoud, il soldato Agam Berger e un altro ostaggio ", si legge in un comunicato stampa. Sabato “altri tre ostaggi verranno rilasciati” come previsto dalla prima fase dell'accordo di tregua tra Israele e il movimento islamico palestinese. “Contemporaneamente Israele ha ricevuto da Hamas un elenco con la situazione di tutti gli ostaggi” che avrebbero potuto essere rilasciati in questa prima fase, vivi o morti.
Intanto, dopo l'annuncio fatto ieri dalla Casa Bianca della proroga dell'accordo tra Libano e Israele fino al 18 febbraio, il governo libanese ha dichiarato alle prime ore di oggi di accettarlo. "Il governo libanese riafferma il suo impegno a continuare l'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco fino al 18 febbraio 2025 ", ha dichiarato il primo ministro libanese, Najib Mikati, in un comunicato stampa, dopo essersi consultato con il presidente, Joseph Aoun, e il capo del Parlamento, Nabih Berri, “riguardo (…) ai risultati dei contatti avuti con il partito americano incaricato di supervisionare l’accordo”. Secondo l'accordo iniziale di cessate il fuoco, Israele aveva tempo fino a domenica per ritirare le sue truppe dal sud del Paese, un impegno che lo Stato ebraico non ha rispettato.
Da segnalare inoltre che il nuovo capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha avuto ieri un colloquio con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per la sua prima telefonata con un funzionario straniero da quando è entrato in carica. Hegseth e Netanyahu "hanno discusso dell'importanza di promuovere le priorità e gli interessi reciproci di sicurezza dei due paesi, in particolare di fronte alle minacce persistenti ", ha affermato il Pentagono in una nota. "Il segretario della difesa ha sottolineato che gli Stati Uniti sono pienamente impegnati, sotto la guida del presidente Donald Trump, a garantire che Israele abbia le capacità necessarie per difendersi ", ha aggiunto Washington, senza specificare il motivo specifico per il quale Hegseth abbia parlato direttamente con il capo del governo israeliano e non con il suo omologo Israel Katz.
Intanto si registrano nuove reazioni alle proposta lanciata sabato dal presidente degli Stati relativa a di un piano per “ripulire” la Striscia di Gaza, ipotizzando l’invio dei palestinesi di questo territorio in Egitto e Giordania. “Stiamo parlando di 1,5 milioni di persone e stiamo semplicemente ripulendo il tutto. Nel corso dei secoli, questo sito ha vissuto molti conflitti. E non lo so, deve succedere qualcosa", ha detto il Tycoon ai giornalisti, paragonando il territorio palestinese a un "luogo di demolizione" dopo quindici mesi di guerra con Israele.
Trump ha aggiunto di aver parlato di questo problema con il re Abdullah II di Giordania e che farà lo stesso domenica con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi. “Vorrei che l’Egitto accogliesse queste persone. E vorrei che la Giordania accogliesse queste persone", ha detto il presidente ai giornalisti a bordo dell'aereo presidenziale Air Force One. Secondo l’inquilino della Casa Bianca, lo sfollamento dei residenti della Striscia di Gaza potrebbe essere “temporaneo o a lungo termine”. "È letteralmente un luogo di demolizione in questo momento, quasi tutto è demolito e la gente sta morendo lì. Quindi preferirei collaborare con alcune nazioni arabe e costruire alloggi da qualche altra parte dove forse potrebbero vivere in pace per una volta”, ha aggiunto.
Da parte sua, però, Il Cairo ha rifiutato qualsiasi spostamento forzato di palestinesi. In un comunicato, il Ministero degli Esteri egiziano ha ribadito “il costante sostegno dell'Egitto alla resilienza del popolo palestinese nella sua terra” respingendo “qualsiasi attacco a questi diritti inalienabili, sia che implichi la colonizzazione, l’annessione di terre, lo spopolamento di queste terre mediante sfollamento, l’incoraggiamento al trasferimento o lo sradicamento dei palestinesi dal loro territorio, sia temporaneamente che permanentemente”. Anche la Lega Araba ha messo in guardia contro “i tentativi volti a sradicare i palestinesi dalla loro terra”. “Lo spostamento forzato e l'espulsione delle persone dalle loro terre non può essere descritto altro che come pulizia etnica”, ha affermato in una nota il segretariato generale dell'organizzazione. (27 GEN - deg)
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