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direttore Paolo Pagliaro

LA SANTA SEDE: BENE L’IA
MA NON SIA SCHIAVITU’

LA SANTA SEDE: BENE L’IA <BR> MA NON SIA SCHIAVITU’

Non va considerata come una persona l’Intelligenza Artificiale, non va divinizzata, non deve sostituire le relazioni umane, ma deve essere utilizzata “solo come strumento complementare all’intelligenza umana”. I moniti del Papa sull’IA di questi ultimi anni fanno da traccia ad Antiqua et Nova, la nota sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e Intelligenza umana frutto della mutua riflessione tra Dicastero per la Dottrina della Fede e Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Un documento – sottolinea Vatican News - rivolto a genitori, insegnanti, preti, vescovi e quanti sono chiamati a educare e trasmettere la fede, ma anche a coloro che condividono l’esigenza di uno sviluppo scientifico e tecnologico “al servizio della persona e del bene comune” [5]. Pubblicata oggi, 28 gennaio, la Nota è stata approvata dal Papa. In 117 paragrafi, Antiqua et Nova (in riferimento alla “sapienza”, antica e nuova) mette in luce sfide e opportunità dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nei campi di educazione, economia, lavoro, sanità, relazioni internazionali e interpersonali, contesti di guerra. In quest’ultimo ambito, ad esempio, le potenzialità dell’IA – avverte la Nota - potrebbero accrescere le risorse belliche “ben oltre la portata del controllo umano”, accelerando “una corsa destabilizzante agli armamenti con conseguenze devastanti per i diritti umani” [99].

Più nel dettaglio, il documento elenca con ragionato equilibrio i pericoli dell’IA ma anche i progressi, che anzi incoraggia come “parte della collaborazione” dell’uomo con Dio “nel portare a perfezione la creazione visibile” [2]. La preoccupazione, tuttavia, è grande ed è quella data da tutte le innovazioni i cui effetti sono ancora imprevedibili, anche per ciò che al momento appare innocuo come la generazione di testi e immagini che rischiano di avere un influsso sulla “crescente crisi di verità” [3].

Dunque – analizza Vatican News - sono considerazioni etiche e antropologiche quelle al centro della riflessione dei due Dicasteri che dedicano diversi paragrafi della Nota alla distinzione “decisiva” tra Intelligenza Artificiale e intelligenza umana. Quella che “si esercita nelle relazioni” [18], che è modellata da Dio ed “è plasmata da una miriade di esperienze vissute nella corporeità”. L’IA “manca della capacità di evolversi in questo senso” [31]. E la sua è “una visione funzionalista”, con le persone valutate solo in base a lavori e risultati, laddove la dignità umana è imprescindibile e rimane intatta sempre. Anche in “un bambino non ancora nato”, in “una persona in stato non cosciente” o in “un anziano sofferente” [34]. “Fuorviante”, allora, usare la parola stessa “intelligenza” in riferimento all’IA: non è “una forma artificiale dell’intelligenza”, ma “uno dei suoi prodotti” [35].

E come ogni prodotto dell’ingegno umano, anche l’IA può essere diretta verso “fini positivi o negativi”, sottolinea Antiqua et Nova. Non nega, il documento, che l’Intelligenza Artificiale possa introdurre “importanti innovazioni” in vari campi [48] ma avverte dal rischio che essa possa aggravare situazioni di marginalizzazione, discriminazione, povertà, “divario digitale”, disuguaglianze sociali [52]. A sollevare “preoccupazioni etiche” è soprattutto il fatto che “la maggior parte del potere sulle principali applicazioni dell’IA sia concentrato nelle mani di poche potenti aziende” [53], così che questa tecnologia finisca ad essere manipolata per “guadagni personali o aziendali” o ad “orientare l’opinione pubblica verso l’interesse di un settore” [53]. L’approfondimento di Vatican News prosegue affrontando i temi della guerra, delle relazioni umane, di economia e lavoro, della sanità, dell’educazione, delle deepfake e fake news, della privacy e delle libertà religiose e ovviamente del rapporto con Dio in relazione alla Nota approvata dal Papa. (28 GEN - deg – vn)

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